Customise Consent Preferences

We use cookies to help you navigate efficiently and perform certain functions. You will find detailed information about all cookies under each consent category below.

The cookies that are categorised as "Necessary" are stored on your browser as they are essential for enabling the basic functionalities of the site. ... 

Always Active

Necessary cookies are required to enable the basic features of this site, such as providing secure log-in or adjusting your consent preferences. These cookies do not store any personally identifiable data.

No cookies to display.

Functional cookies help perform certain functionalities like sharing the content of the website on social media platforms, collecting feedback, and other third-party features.

No cookies to display.

Analytical cookies are used to understand how visitors interact with the website. These cookies help provide information on metrics such as the number of visitors, bounce rate, traffic source, etc.

No cookies to display.

Performance cookies are used to understand and analyse the key performance indexes of the website which helps in delivering a better user experience for the visitors.

No cookies to display.

Advertisement cookies are used to provide visitors with customised advertisements based on the pages you visited previously and to analyse the effectiveness of the ad campaigns.

No cookies to display.

Scuole chiuse a causa del Coronavirus
A causa dell'emergenza coronavirus tutte le scuole sono state chiuse fino a data da destinarsi

Anno perso, anno salvo… Ma è davvero un regalo per i ragazzi?

Il Ministero della pubblica istruzione ha ipotizzato che tutti gli studenti siano promossi come se mai fosse esistita la quarantena. I nodi di questa scelta però rischiano di venire al pettine in futuro. E la responsabilità peserà sarà soltanto sulle loro spalle
15 Aprile, 2020
4 minuti di lettura

Cos’è un anno perso? A scuola si usa questa espressione. Perso. Un anno passa comunque, indipendentemente da come riempiamo i suoi 365 giorni. Eppure nella scuola ci insegnano fin da bambini che se non riusciamo a riempire la nostra testa di una serie d’informazioni, troppo spesso solo nozioni, previste dal Ministero della Pubblica Istruzione, allora quell’anno lo abbiamo perso.

 

La ministra Luciana Azzolina
Quest’anno scolastico si prefigura senza bocciature. Qui sopra la ministra Luciana Azzoline

L’opportunità di approfondire

E la percezione che si ha davanti all’opportunità di poter tornare ad approfondire concetti rimasti poco chiari è quella di essere puniti per aver usato male il tempo che avevamo a disposizione. Poco importa se magari in quell’anno eravamo così felicemente innamorati da non aver notato quanto fosse positivo il pensiero di Auguste Comte e quanto i numeri complessi con vettori e matrici non fossero poi così incomprensibilmente complessi. O magari eravamo presi dalla crisi di un’adolescenza tanto densa da farci precipitare in una tempesta del dubbio che in confronto, se ci fossimo soffermati a leggerla, quella di Mazzini ci sarebbe apparsa come una leggera brezza. Non sono certo persi gli anni degli amori sui banchi di scuola e nemmeno quelli degli strilli con i genitori e le porte sbattute.  Eppure quando ci viene data la possibilità di tornare ad  approfondire argomenti e magari scoprire che quella porta sbattuta ha la stessa energia di uno Sturm und Drang  e quell’amore così totalizzante lo aveva provato anche Catullo andando oltre il rosa rosae, quello continuiamo a definirlo un anno perso.

La pubblica salvezza

E allora visto che, indubbiamente i giovani studenti dalle elementari alla scuola superiore, sono stati i primi ad essere fermati in nome della salute della nazione, beh, allora il nostro ministro della Pubblica istruzione non desidera proprio punirli ulteriormente. Quindi l’anno sarà salvo. Così ha dichiarato. Tutti promossi. Tutti scaraventati all’anno successivo indipendentemente da quanto, attraverso la didattica a distanza, siano riusciti ad apprendere. I nodi verranno al pettine in futuro e allora saranno solo responsabilità dei ragazzi.

 

La scuola è innanzitutto apprendere insieme
La scuola è innanzitutto apprendere insieme

Anno salvo, un’assoluzione in nome del mercato

L’anno salvo dà allo Stato un potere che ricorda quello dei papi, una sorta di anno santo con assoluzione da tutti i peccati e volo diretto nel paradiso dell’anno successivo. È un’azione che svuota di senso lo sforzo dell’apprendimento. E se già l’andare a scuola è uno sforzo verso il quale i ragazzi chiedono continue motivazioni: «A che serve saper fare i prodotti notevoli?! Ditemi a che mi servirà nella vita l’aoristo greco, quando mai lo userò?!»,  ecco, ora sanno che allo Stato italiano poco importa che loro conoscano il greco o la matematica. La frase che si sente più spesso è diventata: «Tanto studiare è inutile: passiamo lo stesso…». Ciò che interessa allo Stato è che la maggior parte dei suoi giovani arrivi sul mercato europeo del lavoro nei tempi stabiliti. Solo in questo modo l’anno sarà salvo. Non si capisce ancora bene a chi gioverà questa salvezza e in quale modo. Ma questo fa parte dell’incertezza del momento.

Il coraggio del rispetto

Se lo Stato avesse il coraggio di rispettare davvero i nostri ragazzi un anno glielo dovrebbe restituire e permettere a tutti di recuperare ciò che non hanno potuto fare e quindi che effettivamente hanno perso. Permettere ai bambini di prima elementare di tornare il prossimo anno in prima elementare e riprendere i mille lavoretti che sicuramente sono rimasti appesi nelle loro aule.

Permettere ai ragazzi dell’ultimo anno del liceo di stare insieme e approfondire gli studi, così belli e formativi, per arrivare sereni e preparati alla loro maturità.

Tre mesi e mezzo senza scuola, perché la didattica a distanza nelle sue forme più riuscite forse è didattica, ma non sarà mai scuola, dovrebbero permetterci di riflettere sul valore umano dell’apprendere insieme.  La scuola non è didattica, ma un luogo in cui attraverso la didattica s’impara a stare insieme, a guardare il mondo riflettendo su ciò che è stato e immaginando ciò che sarà.

Niente è peggio del ritorno alla normalità

Non sbagliano i molti che continuano a dire che niente sarà più come prima. Come ha scritto Arundhaty Roy:

«La rottura esiste. E nel mezzo di questa terribile angoscia, ci offre un’opportunità per ripensare la macchina apocalittica che ci siamo costruiti. Niente potrebbe essere peggio di un ritorno alla normalità».

 

Arundhati Roy
La scrittrice e attivista indiana Arundhati Roy

 

Eppure ai nostri giovani, che dovrebbero essere i più pronti ad accogliere il cambiamento, questo nuovo sguardo non  riusciamo neanche a proporlo. Lo temiamo. Abbiamo fermato per mesi il treno del nostro sistema economico e sociale e ora immaginiamo di poter ripartire esattamente dal punto in cui ci saremmo trovati se tutto questo non fosse mai accaduto.

Chi doveva passare in terza elementare passerà in terza elementare, chi avrebbe dovuto frequentare il quarto liceo scientifico frequenterà il quarto liceo scientifico e via dicendo. Tutto esattamente come sarebbe dovuto essere. Come se questa quarantena non l’avessimo mai vissuta. Senza darci nemmeno il permesso di immaginare un’alternativa diversa all’anno salvo. Senza rispettare il valore catartico di questa sofferenza.

 

LEGGI ANCHE >
Si fa presto a dire smart. La scuola italiana è pronta alla svolta digitale?

 

Vivere il cambiamento in lentezza e solidarietà

Questa quarantena segna sicuramente uno spartiacque tra ciò che era prima e ciò che sarà dopo. Vivendola ci ha costretti, con risultati sicuramente diversi, a confrontarci con due atteggiamenti imposti per decreto: la lentezza e la solidarietà. Tutti abbiamo rallentato. E i giovani, per primi, portatori sani, sono stati costretti a sperimentare nel profondo delle loro cellule sprizzanti vitalità, il significato del rispetto dei più deboli.

Possiamo scegliere di uscire con questo bagaglio e considerarlo una ricchezza. Oppure far finta di niente e immaginare di ritrovare il mondo come l’avevamo lasciato.

 Possiamo vivere il cambiamento come reazione a una nuova situazione, o scegliere di mettere in atto una azione libera dettata dal nostro sguardo consapevole, un’azione che non sia reattiva ma attiva.

 

Una lumaca sopra una foglia
L’emergenza sanitaria ci ha fatto comprendere che siamo pronti a rallentare senza spaventarci

L’importanza della lentezza

Con così poca fiducia nell’essere umano non ci è neanche venuto in mente che forse siamo pronti a rallentare senza spaventarci, a proporre ai nostri ragazzi di tornare ad approfondire e gustare argomenti lasciati a metà. Possiamo portare con noi il significato della solidarietà riconoscendo che la didattica a distanza non è arrivata a tutti nello stesso modo. Invece di cercare di rimettere tutto com’era secondo le leggi del prima, possiamo onestamente ammettere che forse non era poi così perfetto il sistema che avevamo creato e senza temere la lentezza e la solidarietà ripartire proprio dai giovani.

Mielizia
Mielizia
Mielizia
Resto sfuso

Agenda Verde

Librigreen

Orbital

"Orbital", l'antiracconto di Samantha Harvey che ci fa amare la Terra

Samantha Harvey, cinquant’anni e una formazione di studi filosofici e corsi di scrittura creativa, ha vinto il Booker Prize 2024 con la sua quinta ope

Fabio Deotto, "Come ne usciremo"

Viaggio nel 2040, quando la transizione sarà compiuta. Otto visioni possibili

Autore:

Cosa accadrebbe se tra qualche anno non saremo neppure in grado di ricordare il nostro tempo? Non perché saranno trascorsi troppi anni, ma per una for

Il favoloso mondo delle piante

Un abete più vecchio delle piramidi e tanto altro. Nel mondo delle piante con Mancuso e Giordano

L’essere vivente più vecchio del mondo? Forse non tutti sanno che si tratta di un albero. È Tjikko, un abete rosso che vive in Svezia e ha compiuto be

Incendio vicino la centrale di Chernobyl
Storia precedente

Incubo Chernobyl

Questo pianeta, la Terra, è l'unico che abbiamo
Prossima storia

Clima, una lotta meno traumatica di quella al coronavirus. La lettera degli scienziati

Leggi anche...