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Didattica Firenze innovazioni
Il ministro dell'Istruzione, dell'Università e la ricerca, Lorenzo Fioramonti, incontra i docenti durante un corso di formazione (Foto: Flickr/Indire)

Per un’educazione “trasformativa”

L'innovazione contribuisce alla trasformazione della scuola e fa bene alla Terra. La conferma arriva dalla terza edizione di Didacta Italia, dove dal 9 ottobre presso Fortezza da Basso di Firenze, per tre giorni, si sono riuniti i professionisti dell'istruzione per parlare del futuro dell'educazione. Oltre 25000 sono state le presenze
12 Ottobre, 2019
2 minuti di lettura

Il 9 Ottobre alla Fortezza da Basso di Firenze si è tenuta la terza edizione di Didacta Italia, appuntamento di riferimento per parlare d’innovazione nel mondo della scuola. La sessione di apertura organizzata dall’Indire, alla quale ha partecipato il Ministro Fioramonti, aveva come titolo “P come Pianeta” e prendeva spunto da una delle cinque P dell’Agenda 2030.

Aprire la più importante fiera italiana dell’Innovazione Scolastica, con più di 25.000 presenze e 20.000 utenze on line, facendo esplicito riferimento all‘Agenda 2030, e dopo neanche un mese dalle manifestazioni studentesche che hanno riempito le piazze per Friday for Future, ha dato alla Scuola come Istituzione, ma anche ai singoli insegnanti, un segnale forte di trasformazione possibile.

Didacta Italia 2019 - Primo giorno
Inaugurazione della la terza edizione di Fiera Didacta Italia (Foto: Flickr/Indire).

Nelle tre giornate molte sono state le proposte che avevano come oggetto la “trasformazione”: dal ‘service learning’, ove è essenziale il coinvolgimento nei problemi della comunità e la progettazione di azioni mirate, al confronto tra scuole e studenti attraverso discussioni su temi da loro scelti, dall’attività laboratoriale proposta per tutte le discipline, alle metodologie, e alle buone pratiche, per contrastare il bullismo a scuola. Innovazione quindi non fine a se stessa, o mirata a ottenere migliori risultati nelle prove internazionali, ma innovazione per ’trasformare’ in primo luogo la scuola e, in prospettiva, il nostro modo di vivere sul Pianeta.

Le scuole che hanno partecipato alla sessione di apertura della Fiera hanno mostrato che è possibile non solo trasformare la scuola italiana, ma anche renderla “trasformativa”: capace cioè di indirizzare e costruire trasformazioni verso un futuro sostenibile, sia al suo interno – tra insegnanti ed alunni – sia nella comunità di cui la scuola è parte.

Le modalità e gli strumenti dei quali l’Istituzione Scuola si può avvalere per diventare trasformativa sono tanti, ma alcune caratteristiche sono comuni:

  • Essere legati al proprio territorio e collegarsi quindi situazioni e competenze locali. Non è un caso quindi che l’IC di Santo Stefano Magra, vicino a La Spezia, scuola premiata dall’Asvis, si sia rivolta al mare, alle emozioni ma anche alle preoccupazioni che il mare suscita, e alla collaborazione con i tanti Enti di protezione e di ricerca sull’ecologia marina presenti nel territorio;
  • Offrire ai propri studenti la possibilità di essere protagonisti, di costruire le proprie conoscenze in maniera mirata e autodiretta, seguendo un obiettivo e non il ‘programma’ o il libro. L’IC di Bovino (FG), premiato dal Cnesa2030 della Commissione Italiana Unesco e membro del gruppo ‘Piccole Scuole’ dell’Indire, ha fatto propria la metodologia dell’Associazione Giornalisti nell’Erba (GnE), e attraverso le interviste e gli articoli scritti dagli alunni ha coinvolto la comunità locale nell’azione di cura del proprio territorio e nella consapevolezza dei problemi ambientali, in particolare dei
    cambiamenti climatici;
  • Costruirsi come “organizzazioni che apprendono” dalla propria esperienza e dall’esperienza di altre scuole, come fa l’IC Claudio Casteller di Paese (Treviso) – scuola 2.0 e snodo formativo regionale per ‘Avanguardie Educative’ – che affronta la tematica del ‘ben-essere’ a scuola e fuori, con una pratica laboratoriale in cui gli alunni condividono risultati e metodi in un’ottica di peer education. In questi percorsi gli insegnanti hanno ‘imparato a mettersi in gioco’, a collaborare anche con chi insegnante non è, ad ascoltare le esigenze dei propri studenti, a lavorare in maniera trasversale alle loro discipline, a coinvolgere nel loro lavoro famiglie, personale Ata, altre scuole, enti di ricerca, aziende. Un’Educazione Trasformativa, quindi, che in primo luogo trasforma la visione di chi vi s’impegna – studenti, insegnanti, dirigenti – su cosa sia una ‘educazione sostenibile’ (Sterling, 2013) e su come sia possibile realizzarla.

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