Immaginate quasi un quarto della popolazione italiana. Per l’esattezza 14 milioni, 516mila e 714 persone. All’incirca tre volte la somma degli abitanti di Roma, Milano e Napoli, le città più popolose d’Italia. Ebbene, tante sono le persone che in Italia sopportano rumori da traffico stradale ad un livello definito “eccessivo” dalla Direttiva europea sul rumore ambientale. Ben 2.647.100 quelle sottoposte a livelli disturbanti di rumore ferroviario e 152.000 al rumore aeroportuale.


Sono i dati più recenti diffusi al riguardo dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca sull’Ambiente (Ispra).
Problema europeo
L’inquinamento acustico è un grave problema ambientale in Europa. È causato dal rumore proveniente da una varietà di fonti ed è ampiamente presente non solo negli ambienti urbani più frequentati, ma sempre più anche in ambienti naturali. L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha classificato il rumore del traffico, compreso il traffico stradale, ferroviario e aereo, come la seconda causa più importante di cattiva salute in Europa occidentale, dietro solo l’inquinamento atmosferico causato da particolato fine.
Gli effetti sulla salute
L’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA) stima che 22 milioni di persone nell’Ue soffrano di forti disturbi cronici e 6,5 milioni soffrano di forti disturbi cronici del sonno. L’esposizione prolungata al rumore ambientale può portare a effetti negativi cardiovascolari e metabolici, a prestazioni cognitive ridotte nei bambini e a gravi disturbi del sonno. L’Agenzia stima che l’esposizione a lungo termine al rumore ambientale causi 12.000 decessi prematuri e contribuisca a 48.000 nuovi casi di cardiopatia ischemica all’anno nel territorio europeo.


Gli indicatori
Le emissioni di rumore alla fonte sono regolamentate nell’Ue da molti anni. L’introduzione della Direttiva sul rumore ambientale (End) nel 2002 ha cercato di monitorare l’efficacia dei controlli Ue sulle emissioni imponendo la valutazione del rumore ambientale a livello degli Stati membri. Ha introdotto due indicatori chiave:
- Lden che indica un livello medio da non superare di 55 dB (relativa alle 24 ore)
- Lnight che indica un livello medio da non superare durante la sola notte di 50 dB per il fastidio e il disturbo del sonno.
Mappe, dati e piani d’azione
La Direttiva impone agli Stati membri di preparare e pubblicare, ogni cinque anni, mappe acustiche e piani d’azione per gestire il rumore in agglomerati con più di 100.000 abitanti (oltre 400), strade principali (più di 3 milioni di veicoli all’anno), ferrovie principali (più di 30.000 treni all’anno), principali aeroporti (più di 50.000 movimenti all’anno, inclusi piccoli aeromobili ed elicotteri).
L’Agenzia europea per l’ambiente (Eea) pubblica, inoltre, i dati sul l’esposizione al rumore e i relativi piani d’azione conformemente alla Direttiva End. Sono state infine pubblicate schede informative specifiche per paese che illustrano i dati End e stimano i probabili impatti sulla salute dovuti al rumore.
Soglie di disturbo
Dai dati disponibili per l’Italia emergono i dati di cui dicevamo all’inizio circa lo sforamento delle soglie di “disturbo” previste dalla Direttiva End. Una parte molto consistente dei 14 milioni e mezzi di persone sottoposte a questo fenomeno, oltre 10 milioni, ne subiscono l’impatto anche durante la notte (indicatore Lnight), con presumibili conseguenti disturbi del sonno.
Obiettivo 30%
A marzo 2023 la Commissione ha pubblicato un report sull’attuazione della Direttiva sul rumore ambientale, che illustra come ridurlo ulteriormente. La relazione mostra i progressi compiuti dalla seconda relazione nel 2017, che comprende una valutazione più sistematica dei livelli di rumore e l’adozione di piani d’azione da parte degli Stati membri. Tuttavia, avverte che l’attuale numero e l’intensità delle azioni devono essere aumentate se si vuole ridurre del 30% entro il 2030 il numero di persone colpite dal rumore dei trasporti, come stabilito nel Piano d’azione per l’inquinamento zero.


Dove intervenire
L’obiettivo al 2030 e gli impegni stabiliti nel Piano d’azione per l’inquinamento zero hanno rafforzato lo slancio per intensificare le politiche e le azioni legislative utili a ridurre l’inquinamento acustico. La priorità è affrontare il rumore proveniente dai trasporti. Come? La relazione evidenzia alcune soluzioni:
- Strade > Considerare l’uso di pneumatici e superfici stradali silenziose, ridurre i limiti di velocità, favorire la transizione verso veicoli elettrici.
- Ferrovie > Sostenere gli Stati membri nell’uso di rotaie e carri più silenziosi.
- Traffico aereo > Promuovere il miglioramento delle procedure di volo per ridurre l’inquinamento acustico provocato dagli aerei che atterrano e decollano.
E la speranza è quella di vivere presto in un ambiente più sano anche del punto di vista del benessere acustico.