“Cre-action”, cioè creatività unita all’azione: questo il tema proposto dalla rivista Interni per il “Fuorisalone” che ha inondato Milano la scorsa settimana, per la “Design Week 2025” in concomitanza con il “Salone del Mobile” a Rho Fiera con oltre un migliaio di eventi e più di 300.000 visitatori.


Com’è nato il Fuorisalone
Per capire l’unicità del contesto, una premessa. A Milano nei primi anni Ottanta iniziarono a sorgere alcune iniziative esterne al “Salone del Mobile” negli showroom delle aziende o al Politecnico. Era un’epoca di benessere economico per la città, quella della “Milano da bere”, e l’espansione dei consumi favoriva anche l’attenzione verso i prodotti di design. Con il tempo, l’aumento delle proposte, la sperimentazione di nuove forme espositive, l’integrazione del mondo del design e dell’architettura con quelli della tecnologia, dell’arte e della scienza, suscitarono un crescente interesse anche fra i non addetti ai lavori. Stava nascendo un fenomeno collettivo che, per l’intuito di Interni, nel 1991 acquisì un nome e un logo ufficiali: era nato il “Fuorisalone”.


Fascino internazionale
Oggi questo nome corrisponde a una realtà di livello internazionale, variegata, policentrica, fruibile gratuitamente e, insieme alle installazioni e alle mostre, evoca un coté fatto di mezzi pubblici strapieni, fashion, lunghe file (anche solo per conquistare un gadget), aperitivi e, ancora, di luoghi altrimenti non visitabili, quartieri riqualificati, cortili che per l’occasione cambiano volto.
Nel ricco programma del 2025, il concetto di cre-action è stato declinato in temi differenti e i progetti esposti hanno concretizzato le soluzioni creative del design ai problemi più urgenti del nostro tempo.
Abbiamo annotato i temi più stimolanti in tre immaginarie cartoline, destinate a chi non c’era.
1. MATERIALI PER LA SOSTENIBILITÀ


Come riutilizzare gli scarti? Quali nuove materie prime ci offre l’ambiente? Brillanti risposte le abbiamo trovate nella mostra Enhance, inserita nel BasicVillage – Isola Design District, recupero di edifici industriali di inizio Novecento. I gusci dei frutti di mare eliminati dai ristoranti sono diventati il materiale compatto di uno sgabello. Gli scarti di sughero e cereali della produzione del whisky si sono trasformati in una scarpa. Dai fusti del riso, colorati tessuti per tovaglie, paralumi, cesti. E con micelio fungino coltivato in laboratorio, si è realizzata una morbida giacca che pare di cuoio.
Biopolimeri da indossare
Materiali innovativi anche a The Scale of Commitment, nel Superstudio Più di via Tortona, storico cuore pulsante del Fuorisalone dove, tra le tante proposte altamente tecnologiche, spiccavano un paio di leggins sportivi, una scarpa da corsa e una leggerissima giacca fatti di biopolimeri derivati rispettivamente da una muffa, dalle alghe e dal collagene bovino.
Natura e tecnologia
Questi lavori sono un manifesto dell’impegno (Commitment, appunto) del design, consapevole del proprio impatto sociale e culturale, verso la sostenibilità. Tale focus d’altra parte è stato fissato dalla World Design Organization che, fra gli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile dell’Onu, ne ha individuato sette «particolarmente rilevanti per la comunità del design industriale». E sono anche la dimostrazione che il rispetto dell’ambiente trova nella tecnologia uno stretto alleato.


2. L’EQUILIBRIO UOMO-NATURA


Inserita tra i grattacieli della piazza Gae Aulenti, l’installazione immersiva Portanuova Vertical Connection ha suggerito la riflessione sulla relazione tra mondo vegetale e abitare sostenibile, e su come le scelte collettive possano influenzarla. In contrasto con le imponenti superfici specchiate degli edifici, la leggera struttura modulare a impatto zero, invasa dalle piante e progettata con la collaborazione del neurobiologo Stefano Mancuso, ha accolto i visitatori a gruppi, per selezionare insieme su uno schermo interattivo i concetti ritenuti fondanti per il futuro. Con l’ausilio dell’Ai, le scelte di gruppo si sono tradotte nel video di una città possibile, in equilibrio con la natura e che pone al centro resilienza, benessere e sostenibilità.


Un pianeta in dono
La ricerca di una connessione con la natura ha ispirato anche The Gift, poetica e potente installazione accolta nell’architettura rinascimentale del Cortile d’Onore dell’Università degli Studi, in via Festa del Perdono. Un prato fiorito circolare di 250 mq, illuminato da pannelli solari e delimitato da una struttura di acciaio a specchio, ci ha ricordato che la natura è il “dono” della Terra. Come noi, fluisce attraverso cicli, è in continuo mutamento ed è effimera. L’anello riflettente ci ha portato a osservarci con maggiore consapevolezza, a ri-conoscerci, ad abbracciare le differenze, così come la parola gift, scritta in quattro lingue, ha simboleggiato la relazione tra culture diverse.


3. (RI)PENSARE LO SPAZIO


Si sa, a volte è necessario prendere le distanze per inquadrare meglio un problema: perciò, l’incontro con l’astronauta Paolo Nespoli presso la Sala Senato dell’Università ha offerto nuovi punti di vista sulla vita a bordo della Stazione Spaziale Internazionale. Conoscerla ci obbliga a riconsiderare i bisogni e i limiti del corpo umano e i parametri di cui tenere conto per disegnare spazi quotidiani che assicurino il benessere psico-fisico. Ci porta, però, anche a tracciare le sfide dell’architettura dello Spazio, un recente ambito multidisciplinare che studia possibili habitat extraterrestri.


Architetti sulla Luna
Alcuni modelli 3D sono stati presentati in Design for the Moon, all’interno di una cupola geodetica nel Cortile d’Onore della stessa Università, che ha ricostruito un “distopico paesaggio lunare”. I progetti, come l’insediamento lunare pieghevole ispirato agli origami e il dispositivo per coltivare angoli di natura terrestre, hanno reso manifesto l’incontro tra creatività e competenza tecnologica ma, complice il video della Terra in movimento osservata dalla Iss, hanno rimarcato la fragile unicità del nostro pianeta e l’urgenza della sua conservazione.


Design umano
E dallo Spazio infinito allo spazio confinato: Prison Times, nei Magazzini Raccordati adiacenti alla Stazione Centrale, ha esplorato il rapporto tra spazio e tempo nei luoghi di detenzione, con proposte che potrebbero rendere meno disumana la condizione di chi vi è ospitato.
Perché, citando un tema del Fuorisalone, Design is Human.