Apprendiamo con profondo dolore che poche ore fa è mancato Massimo Scalia, 81 anni, fra i padri del movimento ambientalista, persona di grande generosità umana, al quale ci lega una sincera gratitudine per la disponibilità che ha dimostrato in ogni stagione del suo lungo impegno da attivista all’interno dei Verdi e di Legambiente, da scienziato come docente di Fisica alla Sapienza di Roma dove ha animato, insieme al collega Gianni Mattioli, le pagine più belle della mobilitazione antinucleare. E ancora, da divulgatore sempre puntuale, acuto e appassionato in diverse testate, compresa la nostra.
Sappiamo poco delle circostanze in cui è deceduto, si parla di un terribile incidente d’auto sulla Casilina, a Roma, di un successivo riconoscimento. Stentiamo a credere che non ci sia più, tanto era lo spirito battagliero di Scalia, che celava dietro un sorriso sornione una personalità intellettuale e politica dirompente, che lo portava a spaziare dal modello economico stazionario di Herman Daly alle questioni energetiche nelle quali ha lasciato un segno profondissimo, dalle problematiche della legalità (è stato alla fine degli anni Novanta, da parlamentare dei Verdi, presidente della Commissione bicamerale d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti) alle metodologie educative, come co-presidente del Decennio Unesco per l’educazione allo sviluppo sostenibile.
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La sua scomparsa è un trauma per le generazioni che hanno vissuto la fase pionieristica della cultura ecologista, per quanti hanno appreso anche da lui le basi di una visione che oggi abbiamo la responsabilità di arricchire e affermare nel presente. Per questo lo indichiamo ai lettori di Sapereambiente come una figura esemplare, da conoscere e alla quale ispirarsi, perché oltre che un grande uomo di scienza, dal pensiero indipendente, Massimo Scalia è stato un paladino sul campo di molti valori, compreso il pacifismo, di cui oggi in pochi riescono a leggere il significato sistemico.