Arriva nelle sale italiane giovedì 9 gennaio, onorato da un diluvio di premi e nominations, l’attesissimo 𝐄𝐦𝐢𝐥𝐢𝐚 𝐏𝐞𝐫𝐞́𝐳: il narco-musical di 𝐉𝐚𝐜𝐪𝐮𝐞𝐬 𝐀𝐮𝐝𝐢𝐚𝐫𝐝 che dopo Cannes (Premio della giuria e premio per la miglior interpretazione femminile a tutto il cast) e gli European Film Award (cinque statuette vinte) ha appena stravinto ai Golden Globes (Premio al miglior film commedia, Miglior film straniero e Miglior attrice non protagonista a 𝐙𝐨𝐞 𝐒𝐚𝐥𝐝𝐚𝐧𝐚), vero anticipo alla corsa agli Oscar dove concorre con sei menzioni, tra cui quella di 𝐦𝐢𝐠𝐥𝐢𝐨𝐫 𝐟𝐢𝐥𝐦 𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫𝐧𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐚𝐥𝐞, in gara con il toccante 𝐕𝐞𝐫𝐦𝐢𝐠𝐥𝐢𝐨 diretto da 𝐌𝐚𝐮𝐫𝐚 𝐃𝐞𝐥𝐩𝐞𝐫𝐨.
Interessante comparare questi due film assolutamente dominati dall’universo femminile e declinati in forme, contenuti e linguaggi tanto polari quanto affascinanti: da un lato il microcosmo montanaro, silenzioso e ossequente del 𝐓𝐫𝐞𝐧𝐭𝐢𝐧𝐨 𝐫𝐮𝐫𝐚𝐥𝐞 negli anni della 𝐒𝐞𝐜𝐨𝐧𝐝𝐚 𝐠𝐮𝐞𝐫𝐫𝐚 𝐦𝐨𝐧𝐝𝐢𝐚𝐥𝐞, dall’altro il mondo oltraggioso, violento e veemente di 𝐌𝐚𝐧𝐢𝐭𝐚𝐬-𝐄𝐦𝐢𝐥𝐢𝐚, boss del narcotraffico messicano che si finge morto per poter cambiare sesso, valori, vita e futuro.
La genesi della storia
Non sarà facile competere con questo film. «Doveva essere un’opera ispirata al romanzo 𝐄́𝐜𝐨𝐮𝐭𝐞 di 𝐁𝐨𝐫𝐢𝐬 𝐑𝐚𝐳𝐨𝐧» ha raccontato 𝐀𝐮𝐝𝐢𝐚𝐫𝐝 durante un’anteprima romana del film. «Erano i mesi del primo lockdown e con 𝐂𝐚𝐦𝐢𝐥𝐥𝐞 e 𝐂𝐥𝐞́𝐦𝐞𝐧𝐭 𝐃𝐮𝐜𝐨𝐥 abbiamo iniziato a lavorare al libretto, ma man mano che i personaggi si trasformavano, a cominciare da 𝐑𝐢𝐭𝐚, l’avvocata che aiuta il boss nella 𝐭𝐫𝐚𝐧𝐬𝐢𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐢 𝐠𝐞𝐧𝐞𝐫𝐞, l’opera ha virato verso il 𝐦𝐮𝐬𝐢𝐜𝐚𝐥. E dire che io i musical non li sopporto!».
Cast sopra le righe
Attenzione, però. Intrappolare Emilia Pérez all’interno di un genere è fatica sprecata. Tutto in questo film è spericolato, sopra le righe, inusuale. Eppure trascinante e innovativo, a cominciare dal quartetto di strepitose interpreti nei ruoli principali: Karla Sofía Gascón, attrice transgender e star di telenovelas che nel doppio ruolo del boss e del suo alter ego femminile porta sul grande schermo la sua personale esperienza umana e una prova d’attrice di altissimo livello («Sono una madre e sono stata un padre, è stato un film davvero intenso»), Zoe Saldana, attrice carismatica e ballerina, coprotagonista assolutamente perfetta, Selena Gomez, la popstar da 700 milioni di followers che Audiard non aveva mai sentito nominare, moglie e madre corrosiva e intensa qui al suo debutto come attrice in lingua spagnola. E Adriana Paz, ex moglie di una vittima del boss che diventa la compagna di Emilia, in uno dei mille esempi di vertiginosa scrittura della pellicola.
Coscienza in transizione
Noir, melodramma, musical, thriller e telenovela si fondono in una trama che solo a raccontarla assomiglia ad una partita a flipper, ma che mai perde di intensità e di interesse: Manitas, capo di un importante cartello messicano, da sempre intrappolato in un corpo maschile che non appartiene alla sua anima, stanco delle violenze perpetrate negli anni, assolda la giovane e spregiudicata avvocata Rita Mora Castro per scovare i medici che possano operarlo e fargli dimenticare il passato. Risorge a nuova vita come Emilia, donna elegante e sofisticata che però rimpiange i due figli piccoli e la moglie… Non resta che rivolgersi nuovamente a Rita per riunire nuovamente a Città del Messico la famiglia, fingendosi una lontana e generosa cugina del boss, e provare a riparare al dolore causato durante gli anni criminali. Perché insieme al sesso, anche la coscienza cambia ed Emilia si prodiga nel ritrovare e disseppellire gli uomini che aveva ucciso, restituendoli alle loro famiglie.
La sfida di Audiard
Audiard non è nuovo alle indagini sulla violenza e sul ruolo della paternità, due temi fondanti della sua cinematografia e qui, alla gagliarda età di 72 anni, ci regala 130 minuti di puro spettacolo che sarebbe riduttivo chiamare solo cinema. Tanto per cominciare, il film, ambientato in Messico e in Svizzera, è stato quasi interamente girato in studio, a Parigi, in un soundstage assolutamente realistico che omaggia l’intuizione teatrale originaria del regista. Con l’eleganza stilistica che gli riconosciamo, Audiard il pluripremiato si cimenta in un’ulteriore prova di eclettismo regalando al suo pubblico – e ai molti nuovi fan del suo cinema che questo film assolderà – uno spettacolo capace di reinventarsi continuamente senza mai cadere nella retorica, generoso e audace nell’affrontare con seria leggerezza temi scottanti e quanto mai attuali.
Un altro presente è possibile
Al gesto estremo della transizione di genere, in una storia di grande potenza espressiva anche grazie agli inserti coreografici e musicali assolutamente originali, Emilia Pérez affida in realtà la grande sfida che aspetta ognuno di noi al cospetto del cambiamento. E mentre scorre lungo i binari di una grandiosa redenzione pericolosamente vicina alla tragedia irreparabile, ci esorta a guardare le contraddizioni odierne della nostra società; a sovvertire la morale, quando occorre; a demolire l’edificio maschilista e patriarcale che ancora ostacola la costruzione di un altro presente in cui ogni via al bene e al rispetto è possibile.
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