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Una bambina davanti ad una fontanella di Villa Pamphili, storica villa di Roma

La piccola storia della fontanella di villa Pamphili

La storia vera di un "nasone", una delle tante splendide fontanelle caratteristiche di Roma, e di una bambina che decide di preservarne l'acqua. Riceviamo e volentieri pubblichiamo il racconto di Gigliola e Giovanna, due amiche, nostre lettrici. Una piccola rivoluzione di civiltà nel cuore verde della Capitale...  
24 Maggio, 2021
3 minuti di lettura

«Se il pulsante non torna indietro dare piccoli colpi al pulsante. L’acqua è un bene prezioso. Preserviamolo! Grazie a tutti».

«Al ritorno da una bella passeggiata nel nostro paradiso di Villa Pamphili, Demetra, la mia nipotina di 7 anni, mi ha espresso il suo rammarico perché una fontanella all’ingresso del parco era sempre aperta, con un considerevole spreco d’acqua. È vero che il bottone per l’apertura del rubinetto è un po’ difettoso, ma con una piccola manovra, è possibile fare uscire il pulsante e quindi chiudere l’emissione di acqua. Allora, poiché vado a camminare tre volte a settimana nella Villa, mi ha pregato di chiudere il rubinetto ogni volta che lo trovassi aperto. L’ho preso come un compito e perciò ai miei compagni di cammino e a tutti gli sportivi che si avvicinavano al rubinetto ho mostrato la manovra da fare per chiuderlo e nell’entusiasmo generale tutti si sono offerti di collaborare. A distanza di qualche giorno è comparso per “miracolo” il cartello che vedete. A testimonianza che la semplice “attenzione” di una bambina ha smosso così tante energie positive e collaborative. Sono le buone pratiche di cui abbiamo bisogno. Di oscillazione in oscillazione, l’onda, generata in un punto, si propaga nello spazio espandendosi in cerchi concentrici, sempre più ampi: una Geometria Sacra che ci porta al cuore pulsante della vita».

                                                                                                                         Gigliola

 

Il cartello esposto sulla fontanella di Villa Pamphili, a Roma: si chiede di aprirla solo quando necessario
Si chiamano comunemente “nasoni” le caratteristiche fontanelle che si trovano nelle ville e in molte strade della Capitale

 

«Chi è nato a Roma conosce la presenza dei nasoni. Chi sono? Fontanelle di ghisa una volta di un bel nero lucido o argentato. Dalla cannella arcuata, da cui il nome, scendeva un’acqua limpida e argentina che zampillava lentamente entro una piccola vasca di sassi ai suoi piedi. Ogni giardino, ogni piazzetta aveva la sua fontanella che cantava e quando le passavi accanto ti veniva normale aprire le mani a coppa e godere di quel sorso di acqua fresca. I monelli si divertivano a mettere il dito sul piccolo foro dove scorreva l’acqua e si facevano la doccia o la facevano ai passanti, poi da lontano la divisa di un vigile li faceva fuggire ridendo. Col tempo le fontanelle furono dimenticate, alcune si asciugarono e seccarono, altre persero lo smalto, alcune furono rubate del cappello che le copriva, altre furono sradicate e forse portate ad abbellire una villa privata…La ruggine le ricopriva, qualcuna continuò a gettare acqua, ma l’acqua cadeva a scrosci formando sporche pozzanghere e rivoli lungo la terra. Dopo parecchio tempo qualcuno si ricordò degli storici nasoni e rifornì quelli ancora in vita del rubinetto per poter chiudere l’acqua. Ma ormai abituati al peggio a chi importava se l’acqua scivolava via dentro la terra o la fontana era già morta? Ma come la primavera viene a ricoprire i prati e gli alberi, così nuovi germogli nascono tra la gente e così un giorno una bambina di 7 anni vide tutta quell’acqua scorrere senza senso e si chiese: «Perché tutta quell’acqua sprecata?». «Ma si può chiudere dall’interno», le disse la mamma.  E un bel cartello qualcuno legò alla fontana: chiudere l’acqua si può! La gente passa, qualcuno legge, qualcuno impara, qualcuno ringrazia…e da una piccola voce nasce un coro che si allarga e si espande…La piccola fontana viene aperta solo al bisogno, l’acqua così importante per l’umanità non viene sprecata…Chissà che non vengano salvate altre piccole fontane, i nasoni della nostra fanciullezza a legare il bello con l’utile».

                                                                                                                            Giovanna

 

 

Nel salutarci…

Datti acqua.
E tempo.
Datti sole.
E vento.
Datti quello che ti serve per far crescere in te tutto ciò di cui hai bisogno.
Come se tu fossi un giardino segreto.
Dove trascorrere ore a guardare tutte le meravigliose specie di piante e fiori che ci sono cresciuti dentro.
Quelle piante, quei fiori rappresentano tutte le tue conquiste, le tue fatiche, i tuoi dolori, i sorrisi, gli amori.
Prenditene cura.
Fiorisciti.
Enrica Mannari

                                                                                                  Gigliola e Giovanna

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