La piccola storia della fontanella di villa Pamphili

La piccola storia della fontanella di villa Pamphili

La storia vera di un “nasone”, una delle tante splendide fontanelle caratteristiche di Roma, e di una bambina che decide di preservarne l’acqua. Riceviamo e volentieri pubblichiamo il racconto di Gigliola e Giovanna, due amiche, nostre lettrici. Una piccola rivoluzione di civiltà nel cuore verde della Capitale…

 

«Se il pulsante non torna indietro dare piccoli colpi al pulsante. L’acqua è un bene prezioso. Preserviamolo! Grazie a tutti».

«Al ritorno da una bella passeggiata nel nostro paradiso di Villa Pamphili, Demetra, la mia nipotina di 7 anni, mi ha espresso il suo rammarico perché una fontanella all’ingresso del parco era sempre aperta, con un considerevole spreco d’acqua. È vero che il bottone per l’apertura del rubinetto è un po’ difettoso, ma con una piccola manovra, è possibile fare uscire il pulsante e quindi chiudere l’emissione di acqua. Allora, poiché vado a camminare tre volte a settimana nella Villa, mi ha pregato di chiudere il rubinetto ogni volta che lo trovassi aperto. L’ho preso come un compito e perciò ai miei compagni di cammino e a tutti gli sportivi che si avvicinavano al rubinetto ho mostrato la manovra da fare per chiuderlo e nell’entusiasmo generale tutti si sono offerti di collaborare. A distanza di qualche giorno è comparso per “miracolo” il cartello che vedete. A testimonianza che la semplice “attenzione” di una bambina ha smosso così tante energie positive e collaborative. Sono le buone pratiche di cui abbiamo bisogno. Di oscillazione in oscillazione, l’onda, generata in un punto, si propaga nello spazio espandendosi in cerchi concentrici, sempre più ampi: una Geometria Sacra che ci porta al cuore pulsante della vita».

                                                                                                                         Gigliola

 

Il cartello esposto sulla fontanella di Villa Pamphili, a Roma: si chiede di aprirla solo quando necessario
Si chiamano comunemente “nasoni” le caratteristiche fontanelle che si trovano nelle ville e in molte strade della Capitale

 

«Chi è nato a Roma conosce la presenza dei nasoni. Chi sono? Fontanelle di ghisa una volta di un bel nero lucido o argentato. Dalla cannella arcuata, da cui il nome, scendeva un’acqua limpida e argentina che zampillava lentamente entro una piccola vasca di sassi ai suoi piedi. Ogni giardino, ogni piazzetta aveva la sua fontanella che cantava e quando le passavi accanto ti veniva normale aprire le mani a coppa e godere di quel sorso di acqua fresca. I monelli si divertivano a mettere il dito sul piccolo foro dove scorreva l’acqua e si facevano la doccia o la facevano ai passanti, poi da lontano la divisa di un vigile li faceva fuggire ridendo. Col tempo le fontanelle furono dimenticate, alcune si asciugarono e seccarono, altre persero lo smalto, alcune furono rubate del cappello che le copriva, altre furono sradicate e forse portate ad abbellire una villa privata…La ruggine le ricopriva, qualcuna continuò a gettare acqua, ma l’acqua cadeva a scrosci formando sporche pozzanghere e rivoli lungo la terra. Dopo parecchio tempo qualcuno si ricordò degli storici nasoni e rifornì quelli ancora in vita del rubinetto per poter chiudere l’acqua. Ma ormai abituati al peggio a chi importava se l’acqua scivolava via dentro la terra o la fontana era già morta? Ma come la primavera viene a ricoprire i prati e gli alberi, così nuovi germogli nascono tra la gente e così un giorno una bambina di 7 anni vide tutta quell’acqua scorrere senza senso e si chiese: «Perché tutta quell’acqua sprecata?». «Ma si può chiudere dall’interno», le disse la mamma.  E un bel cartello qualcuno legò alla fontana: chiudere l’acqua si può! La gente passa, qualcuno legge, qualcuno impara, qualcuno ringrazia…e da una piccola voce nasce un coro che si allarga e si espande…La piccola fontana viene aperta solo al bisogno, l’acqua così importante per l’umanità non viene sprecata…Chissà che non vengano salvate altre piccole fontane, i nasoni della nostra fanciullezza a legare il bello con l’utile».

                                                                                                                            Giovanna

 

 

Nel salutarci…

Datti acqua.
E tempo.
Datti sole.
E vento.
Datti quello che ti serve per far crescere in te tutto ciò di cui hai bisogno.
Come se tu fossi un giardino segreto.
Dove trascorrere ore a guardare tutte le meravigliose specie di piante e fiori che ci sono cresciuti dentro.
Quelle piante, quei fiori rappresentano tutte le tue conquiste, le tue fatiche, i tuoi dolori, i sorrisi, gli amori.
Prenditene cura.
Fiorisciti.
Enrica Mannari

                                                                                                  Gigliola e Giovanna

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