Testo di Valentina Gentile
Gaia ce l’ha fatta. Fucili abbassati per lei, non sarà abbattuta. È stato il Tar a deciderlo: il Tribunale amministrativo regionale di Trento ha confermato la sospensione dell’ordinanza provinciale firmata dal presidente della Provincia Autonoma di Trento Maurizio Fugatti, dopo che il 22 giugno scorso l’orsa, all’anagrafe “JJ4”, è stata protagonista di un incidente sul Monte Peller nel quale erano rimasti feriti due uomini, padre e figlio. Per i giudici l’aggressione «non è imputabile al comportamento problematico di un singolo orso, bensì ad un più ampio problema di gestione della convivenza con gli esseri umani». I due cacciatori infatti erano usciti dal sentiero del Monte Peller cogliendo di sorpresa Gaia, che, spaventata, li aveva aggrediti per difesa. Il racconto dei due sin da subito suonava molto poco convincente. Secondo la loro versione, stavano perlustrando la zona quando all’improvviso l’orsa sarebbe sbucata dal nulla aggredendoli. Non c’è voluto molto a scoprire che in realtà padre e figlio erano fuori dal percorso consentito, a 1500 metri, e che l’orsa in questione era una mamma impaurita, che aveva reagito all’invasione dei due uomini per difendere i suoi cuccioli. In attesa della sentenza definitiva del Tar, attesa per il 22 ottobre, per la sospensione dell’ordinanza esultano le molte associazioni schierate contro l’ordinanza di Fugatti: Enpa, Oipa, Wwf, Lipu, Lndc e Lav, che ritiene la sentenza di sospensione
«Un grandissimo risultato che farà tirare un sospiro di sollievo a tutte le persone preoccupate per le sorti dell’orsa, accompagnata da tre cuccioli, che prima del pronunciamento del Presidente del Tar rischiava l’ergastolo nel recinto di Casteller».
La sentenza su Gaia è storica, perché mette in luce il vero problema: non il comportamento problematico dei singoli animali, nella fattispecie degli orsi, ma la complessa questione della convivenza con gli esseri umani.«Per ora e fino all’udienza di merito (quella definitiva del 22 ottobre, ndr) nessuno potrà torcere un pelo all’orsa che potrà continuare a fare la mamma crescendo i suoi piccoli senza il rischio di essere fucilata per soddisfare interessi politici che nulla hanno a che fare con la sicurezza pubblica», hanno dichiarato le associazioni che avevano presentato ricorso, insieme al Ministro dell’Ambiente, Sergio Costa. E proprio il Ministro sulla sua pagina Facebook gioisce insieme a loro:
«Gaia ora è libera. Libera di continuare a fare la mamma. Perché questo è: un’orsa colpevole solo di proteggere i propri cuccioli, e quale mamma non lo farebbe?».
Non è la prima volta che Costa interviene contro le ordinanze di abbattimento, a quanto pare frequenti sotto la giunta Fugatti. Un altro caso celebre è quello dell’orso M49, detto Papillon in onore del celebre film del 1973 in cui il detenuto Steve McQueen tenta una fuga rocambolesca da un carcere di massima sicurezza. Proprio come McQueen, l’orso trentino è scappato più volte dal centro faunistico di Castellar, vicino Trento, dove è ora rinchiuso in una gabbia. Recentemente Costa ha esposto la sua posizione sui social network:
«Sapere che Papillon è chiuso in una gabbia fa male. Nei suoi mesi di ritrovata libertà non ha mostrato pericolosità verso l’uomo, ha cercato cibo, come è giusto che sia. Poteva essere radiocollarato nuovamente e seguito a distanza».
Così, in occasione della notizia della sospensione dell’ordinanza di abbattimento di Gaia, il Ministro ha colto l’occasione per ricordare l’impegno in favore dell’orso ribelle, ribadendo di non aver mollato la presa e di aver inviato i carabinieri forestali al Castellar per un’ispezione sulle condizioni in cui versano gli orsi detenuti, tra cui Papillon. Mentre si attendono notizie definitive sulla sorte dei due orsi divenuti delle star loro malgrado, l’augurio è che le loro vicende segnino l’inizio di una nuova convivenza con gli animali selvatici.