A Palermo un Simposio per migliorare la sostenibilità del vino

In Sicilia la coltivazione – e la commercializzazione – della vite è stata introdotta dai Fenici almeno otto secoli prima della nascita di Cristo. Oggi i vigneti siciliani sono tra i più estesi d’Italia, con 97.080 ettari: tre volte la superficie coltivata in Nuova Zelanda, più grande dellintera viticoltura del Sudafrica e più o meno uguale allintero vigneto tedesco. Ed è anche la prima regione in Italia per larea agricola dedicata alla produzione biologica. Ma la crescente siccità e le temperature in aumento stanno mettendo a dura prova le coltivazioni dellisola, soprattutto quelle vitivinicole. Negli ultimi anni le condizioni climatiche estreme hanno reso sempre più difficile per i produttori siciliani mantenere la qualità dei vini, mentre il quantitativo delle uve raccolte si è spesso ridotto, e la fortissima siccità dell’estate del 2024 nulla di buono promette per il futuro.

Alberto Tasca d’Almerita, presidente di Fondazione SOStain Sicilia
Alberto Tasca d’Almerita, presidente di Fondazione SOStain Sicilia

L’incontro

Di tutto ciò si è parlato lo scorso 29 ottobre a Palermo, nel Simposio Interazioni Sostenibili organizzato dalla Fondazione SOStain Sicilia, che ha riunito esperti e produttori per discutere le soluzioni più innovative e sostenibili in risposta alla crisi climatica e le occasioni offerte da tecnologia, economia circolare e biodiversità alla produzione di vini di qualità riducendo limpronta ecologica. Come ha spiegato Alberto Tasca dAlmerita, presidente della Fondazione, serve un cambiamento radicale nellapproccio produttivo, con un focus sullessenziale: «Scegliere e consumare lo stretto necessario».

Valore a territori e comunità

SOStain è il programma di sostenibilità per la vitivinicoltura in Sicilia promosso, attraverso la creazione dellomonima Fondazione, dal Consorzio di Tutela Vini Doc Sicilia e da Assovini Sicilia. Sono 44 le aziende associate alla Fondazione, di cui 32 già certificate per un totale di circa 6.000 ettari e oltre 21 milioni di bottiglie, che, nel corso del loro processo produttivo, condividono e applicano buone pratiche finalizzate alla tutela e alla valorizzazione della biodiversità e delle comunità in cui operano. A cominciare dalla scelta di una gestione sostenibile e di materiali ecocompatibili nel vigneto, di efficienza energetica in cantina, di bottiglie più leggere.

Aziende che, grazie allobbligo previsto dal disciplinare SOStain di rispettare anche il protocollo VIVA del Ministero dellAmbiente, misurano e monitorano la loro impronta carbonica e idrica, nonché i residui di fitofarmaci nei propri vini.

Infine, si sottopongono al controllo da parte di enti di verifica accreditati per ottenere la certificazione. La Fondazione si occupa anche di promuovere e sostenere progetti di sostenibilità ambientale, sociale ed economica.

Varietà resilienti al cambiamento climatico

Il primo elemento emerso dal confronto è che la Sicilia, con la sua ricca biodiversità, rappresenta un laboratorio ideale per lo studio di varietà vitivinicole capaci di adattarsi ai cambiamenti climatici. Oltre 70 varietà di uve autoctone, alcune delle quali resistenti a temperature elevate e a periodi di siccità, sono oggi oggetto di studi approfonditi. Grazie alla collaborazione con lUniversità degli Studi di Milano, i produttori siciliani stanno lavorando per selezionare le varietà più resilienti, in grado di garantire una produzione vitivinicola costante e di qualità, anche in un futuro più caldo e secco.

(Foto: @ConsorzioDocSicilia)

Ridurre l’impronta di carbonio

Tuttavia, è possibile ottenere risultati interessanti anche dal punto di vista della riduzione dellimpronta carbonio. Come ha illustrato Lucrezia Lamastra, coordinatrice del Comitato Scientifico SOStain e docente al Dipartimento di Scienze e Tecnologie Alimentari alla Facoltà di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali di Piacenza, la certificazione SOStain si basa su dieci requisiti minimi che le aziende devono rispettare per ottenere il marchio, rilasciato da un ente terzo indipendente. Utilizzando tecniche energeticamente efficienti, si riesce a produrre vino con un consumo energetico di soli 0,4 kwh per litro, contro gli 0,7 del benchmark. Ancora, il peso medio delle bottiglie di vino fermo devessere inferiore ai 550 grammi per bottiglia da 0,75 litri, e si è centrato un target di soli 470 grammi. Il professor Lucio Brancadoro, docente di Viticoltura presso lUniversità degli Studi di Milano, ha spiegato come luso di tecnologie avanzate stia già dando risultati significativi nella gestione delle risorse naturali. Una delle pratiche più promettenti è l’impiego del biochar, che non solo migliora la qualità del suolo, ma agisce come uno strumento per il sequestro del carbonio, contribuendo così alla lotta contro il cambiamento climatico. Grazie a questo processo, le potature delle viti vengono trasformate in carbonio stabile, che resta nel terreno per anni, migliorando la ritenzione idrica e la fertilità.

AI per ottimizzare efficienza e consumi idrici

In parallelo, ladozione dellintelligenza artificiale sta rivoluzionando la gestione dei vigneti. Algoritmi sofisticati permettono ai viticoltori siciliani di monitorare e ottimizzare ogni fase della produzione, riducendo il consumo idrico e migliorando lefficienza complessiva. Secondo gli esperti, luso dellintelligenza artificiale per predire le necessità idriche del vigneto potrebbe portare a una riduzione dei consumi dacqua fino al 35%, una cifra fondamentale per una regione come la Sicilia, sempre più esposta a periodi di siccità. Ma la sostenibilità non si ferma alla sola coltivazione delle viti. Lintero ciclo produttivo, dalla raccolta delluva alla produzione delle bottiglie, sta vedendo un impegno crescente verso leconomia circolare.

Bottiglie in vetro riciclato

Un esempio concreto arriva dal progetto di riciclo del vetro a chilometro zero, realizzato grazie alla collaborazione tra la Fondazione SOStain e alcune aziende siciliane. Le bottiglie di vino prodotte con vetro riciclato riducono il consumo di energia del 30%, un risparmio che ha implicazioni enormi sia per lambiente che per i costi produttivi. Antonio Rallo, presidente del Consorzio di Tutela Vini Doc Sicilia, ha sottolineato come ladozione di questa pratica rappresenti un passo importante verso un sistema produttivo più verde e circolare, capace di ridurre le emissioni di CO2 e promuovere luso di risorse locali.

(Foto: @ConsorzioDocSicilia)

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Anastasia Verrelli
Nata e cresciuta nella meravigliosa Ciociaria, sin da piccola sviluppa un amore smodato verso l'ambiente e il territorio. Durante gli anni di studi si avvicina sempre più al mondo del giornalismo, in particolare al giornalismo ambientale e culturale. Durante l'esperienza universitaria nel Dipartimento di Lettere dell'Università di Cassino contribuisce a far nascere la rivista Cassinogreen, oggi associazione con lo scopo principale di far avvicinare i giovani universitari e non solo al mondo green, di cui oggi è vicepresidente. Ha organizzato diversi webinar e seminari ospitando importanti esperti del settore. Nel 2020 inizia a collaborare come addetto stampa per l'ente territoriale del Gal Versante Laziale del Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise. Laureanda magistrale in lettere moderne e studentessa di un master in Digital Communication, spera di migliorare le sue capacità comunicative per trasmettere ai suoi lettori lo stesso interesse per la sostenibilità.

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