Anna è maestra di mosaico e cartapesta, Carmela di saponi, Antonella, Maria e Valeria filano, tingono e tessono, Michela è demografa e statista. Daniela Di Bartolo, invece, è etnobotanica e “donna delle erbe”: da molti anni si occupa di selvatico e riciclo, sta per pubblicare per Ester Edizioni il libro Hai mai annusato il fior di lunaria e a lei si deve la nascita di Officine Sperimentali, la comunità solidale e autogestita che ha il suo centro nel parco del Sirente Velino, in provincia de L’Aquila, ma coinvolge 45 donne da tutta Italia, che hanno deciso di mettere in comune saperi, condivisione e voglia di fare.
Ricominciare dal “tramando”
«Questo momento storico così particolare – racconta Daniela. – ha messo in luce qualcosa che tutte noi coltivavamo in privato: la volontà di cura. Di sé, del luogo in cui viviamo e della terra tutta, dell’altro. Ho cominciato a chiamare le amiche care di una vita e tutte mi hanno risposto che era la telefonata che aspettavano. Poi sono arrivate le altre. Incontri e scambi per dare forma al progetto». Un gruppo di amiche che, continua l’etnobotanica, avevano le idee chiare:
«E un obiettivo: ridare vita alla tradizione del ‘tramando’, il passaggio di madre in figlia di valori e ricette, canti e storie, informazioni e prassi oggi quasi del tutto scomparsa. Ancor di più l’isolamento di questo ultimo anno ci conferma nella necessità di fare rete per diffondere il patrimonio immenso di cui le donne sono testimoni e portatrici».
Scuola antica e aperta
Una scuola dal sapore antico di esclusiva pertinenza femminile? «Siamo aperte a tutte e a tutti coloro che vogliono riscoprire la propria essenza attraverso il rispetto per il pianeta, la condivisione di buone pratiche e relazioni umane fondate sull’empatia e sulla sorellanza. Siamo un’entità viva che cresce e cambia man mano che si cresce. Non abbiamo pregiudiziali di genere, ma di sostanza, di affinità».
Dal cuore pietroso d’Italia al mondo
Le donne di Officine Sperimentali vengono da tutta Italia e non solo, hanno dai 23 agli 89 anni e fanno base nel cuore pietroso d’Italia, in Abruzzo, a Gagliano Aterno, non lontano da Castel di Ieri, il paesino dal nome di fiaba della nonna di Daniela: un ritorno alle radici dopo vent’anni all’estero e una lunga esperienza di attivismo civico nel Cilento. «Ma il parco regionale del Sirente Velino ci ha già chiesto di coinvolgere altri comuni».
Sostenere il territorio. Anche online
L’idea, continua, è anche quella di sostenere il territorio, dalle trattorie alle strutture ricettive: «Avevamo un programma ricchissimo che la pandemia ha drasticamente ridimensionato, ma l’interesse è stato subito grandissimo. Confermato ora dai nostri eventi online dove i corsi di antropologia del territorio, cucina vegana e cura del sé registrano una partecipazione crescente».
Disseminare conoscenze
L’intento è di tornare in presenza appena possibile e di dare a ciascuna la possibilità di contribuire come può e come sa.
Perché ognuna porta un bagaglio grandissimo di esperienze che la vita ha plasmato in conoscenze e che è giusto disseminare prima che vadano perdute.
Il riciclo, la fotografia e le scarpe fatte a mano; il pane e la forest therapy; l’artigianato della carta, le pratiche mediche e meditative; l’apicultura e il videomaking sono solo alcuni dei tesori delle maestre di Officine Sperimentali e non sarà il Covid ad arginare il loro entusiasmo, la loro tenacia.
Dalla lotta all’azione
«Sono almeno quarant’anni che le donne lottano per far sentire la propria voce, per portare nel mondo la loro visione e le loro capacità, eppure ben poco è cambiato – prosegue Daniela – La rabbia degli anni Settanta forse c’è ancora, ma adesso non è tempo di lotta, è tempo di fare e le donne sanno fare tantissime cose». Non manca l’autocritica costruttiva:
«In molte occasioni abbiamo sbagliato anche noi, assumendo atteggiamenti e valori patriarcali e uno degli errori più grandi è stato di farci rubare la manualità e il suo immenso valore. Abbiamo finito per credere che il lavoro delle mani sia meno importante di altri e che sia possibile vivere in posti indegni, brutti, inquinati, depredati. Le terre qui intorno erano ad un passo dall’abbandono e quando sei anni fa siamo arrivati qui, in tanti hanno chiesto a me e a mio marito di curare gli ulivi. Siamo arrivati a 500 piante e la raccolta è una festa».
Donne che salvano il Pianeta
Così, a margine delle polemiche per la ridotta e marginale presenza femminile dell’attuale governo, cartina tornasole della difficoltà di questo Paese a riconoscere meriti e competenze trasversalmente diffusi, conforta sapere che altrove, dal basso, in orizzontale e in concretezza, le donne presenziano, creano, lavorano e portano valore aggiunto. In nome della sostenibilità e dell’attenzione.
«Per tutte noi è fondamentale divulgare una nuova sensibilità per il pianeta. Uno stile di vita che si accontenta e gode del poco, dell’essenziale».
Un approccio messo in pratica nei corsi offerti: «Conduco seminari di etnobotanica da molti anni e ci tengo non solo ad insegnare a riconoscere le erbe selvatiche, ma a far capire come raccogliere “pulito”, senza radici, giusto quel che serve per cucinare, senza sradicare un prato intero per poi buttare quasi tutto perché non si ha tempo di pulire o essiccare. Ognuno dei nostri corsi è un segnale di partenza. Perché è veramente il momento di cambiare rotta, con leggerezza».