Testo di Marco Fratoddi
Sarà dura per il Coniglio che si appresta a raccogliere il testimone del nuovo anno attraversare i 12 mesi che abbiamo davanti. Il suo turno, per la verità, deve ancora cominciare: questo animale mite e curioso, infatti, secondo lo Zodiaco cinese subentrerà alla Tigre soltanto fra tre settimane, il 22 gennaio.
Ma intanto, visto che la mezzanotte è scoccata, cominciamo a fare il tifo per lui.
Quella che l’attende d’altro canto è una corsa contro ogni pronostico, sembra dirci la preziosa illustrazione di Valerio Vacchetta che evoca l’iconico “Rabbit” d’acciaio di Jeff Koons. Come dargli torto? Il 2022 in effetti ci lascia in dote una guerra che possiede un solo pregio, quello di farci comprendere più da vicino l’assurdità di tutte le guerre, comprese quelle che ignoriamo perché sono geograficamente lontane o che diamo per scontate, visti i decenni da cui si trascinano. L’emergenza climatica incombe, molto più di quanto non emerga dai media fatalmente interessati soltanto dagli effetti estremi, in barba ai negoziati che lasciano tracce troppo esili nelle politiche dei governi, a sette anni suonati dall’Accordo di Parigi. La pandemia rappresenta ormai una condizione endemica con cui le future generazioni dovranno fare i conti.
Quante pallottole, insomma, fischiano intorno alle orecchie del 2023.
Però chissà che proprio questo coniglio apparentemente indifeso non rappresenti un motivo di speranza. Perché nemmeno a farlo apposta la simbologia orientale lo accosta alla capacità diplomatica, all’autorevolezza politica, al desiderio di convivenza più che di competizione e tantomeno di conflitto. Chi ne potrebbe interpretare la personalità?
Proprio la Cina, forse, nell’interesse dei suoi mercati globali che un mondo diviso renderebbe meno profittevoli? O qualche altra miracolosa, è il caso di dire, voce orientata al dialogo in seno alle Nazioni Unite attraverso una Conferenza internazionale di pace che il movimento nonviolento più volte ha richiesto? Di più non sappiamo immaginare, la realtà d’altro canto, come ci insegnano questi sconvolgenti anni Venti, supera di gran lunga la fantasia.
Noi comunque confidiamo nella strategia del Coniglio, nel suo volo forse un pochino utopico verso una maniera più gentile di stare al mondo. Potrebbe essere un anno migliore di quello che immaginiamo se ne facessimo nostro il messaggio, per riportare un po’ di quiete dentro di noi e su questo pianeta.