Testo di Francesca Santoro
La scorsa settimana l’Ue ha autorizzato l’uso alimentare delle larve del verme della farina minore (Alphitobus diaperinus). Si tratta della quarta specie di insetti a poter arrivare, congelati, essiccati, in pasta o polvere, nei piatti degli europei, dopo valutazione scientifica da parte dell’Efsa. La prima autorizzata è stata, nel 2021, la larva gialla della farina (Tenebrio molitor), seguita dalla locusta migratoria e poi, all’inizio di gennaio, dal grillo domestico. Altri otto insetti saranno valutati nei prossimi mesi.
Quali prodotti potranno contenere farine di insetti? Cracker, pane, biscotti, grissini, barrette ai cereali, premiscele per prodotti da forno, prodotti a base di cioccolato, frutta a guscio e semi oleosi, pizza, e molti altri.
La normativa Ue indica specifici requisiti di etichettatura per quanto riguarda l’allergenicità. Le proteine da insetti possono infatti causare reazioni soprattutto in soggetti allergici a crostacei, acari della polvere, molluschi. Quello su cui servirebbe lavorare, sottolineava Coldiretti già all’inizio di questo iter di autorizzazioni e anche in un recente comunicato, è una maggiore chiarezza a livello di produzione e provenienza, ovvero di tracciabilità della filiera, dal momento che la maggior parte dei nuovi prodotti proviene da Paesi extra Ue, come la Cina o la Thailandia.
Cercasi proteine da allevamenti sostenibili
Gli insetti sono indicati nel piano d’azione Ue 2020-30 per i sistemi alimentari sostenibili come fonte proteica a minor impatto ambientale rispetto alle tradizioni proteine animali. Richiedono meno mangimi, producono meno gas serra e meno rifiuti. Tuttavia, esistono già in nord Europa alcuni grandi allevamenti di insetti ad alto consumo energetico, dal momento che la temperatura costante necessaria è intorno 27 gradi.
Secondo alcuni esperti una soluzione sarebbe utilizzare il calore dei biogas prodotti dalla fermentazione batterica di residui organici.
In Italia sono stati avviati progetti sperimentali, come quello delle BugsFarm nel Lazio, di allevamenti collegati con altre attività agricole e zootecniche sul territorio. Piccole economie circolari locali, in cui gli insetti sono allevati sugli scarti organici forniti dalle imprese locali del settore alimentare.