Un lungo viaggio per salvare il futuro

Attivisti di Greenpeace in azione a Taormina (Foto: Greenpeace Italia)

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Se la nostra serie dei “cinque da conoscere” vi ha incuriosito, questo è il libro dove ritroverete tanti di quegli stessi nomi dell’ambientalismo italiano e internazionale, ripercorrendo le tappe dalla nascita della questione ambientale al movimento “Friday for future”. “La scoperta dell’ambiente” (Editori Laterza, 2020) è, per stessa definizione dell’autore, un volume composto da cinque piccoli libri: Stefano Nespor, giornalista e avvocato impegnato nel diritto ambientale, individua infatti cinque tappe fondamentali, che nel testo diventano altrettanti capitoli, per comprendere come il tema della salvaguardia della natura sia entrato nel dibattito pubblico e qual è stata la sua evoluzione.

 

Stefano Nespor
Stefano Nespor, giornalista, avvocato, membro dalla fondazione di Elni Environmental Law Network International

 

La linea temporale è scandita da importanti pubblicazioni che hanno saputo cogliere i cambiamenti in atto degli ultimi sessanta anni e ogni capitolo è fitto di nomi, spunti di lettura, riferimenti alla storia del novecento e contemporanea. S’inizia quindi dal 1962 e da Primevera silenziosa di Rachel Carson: questo libro, quel momento storico, quelle tecnologie in uso, le loro conseguenze e la loro contestazione sono ritenute infatti il momento della nascita dell’ambientalismo. Il 1962 è “la scoperta del pericolo”, la prima delle consapevolezze che ha posto l’uomo davanti ai risultati delle sue azioni sulla natura. Dopo un decennio, con I limiti dello sviluppo del Circolo di Roma arriva “la scoperta del limite” a cui seguono la scoperta della sostenibilità, del bene comune e dell’impegno. Cinque momenti in cui sempre più chiara è apparsa la miopia dell’uomo per non aver voluto vedere i danni che stava causando e non aver voluto affrontato i problemi ambientali su scale globale.

 

 

In ogni capitolo, il libro o il documento da cui si parte e i loro autori sono solo un pretesto per ampliare la discussione alle tesi opposte e ai loro sostenitori, ai contributi di altri grandi nomi dell’ambientalismo e della politica ambientale.

Lo studio delle varie tappe è importante per capire come alcune tesi siano state superate: ad esempio la previsione malthusiana di un mondo affamato, superata grazie alla “rivoluzione verde” o le previsioni catastrofiste affrontate con lo sviluppo di nuove tecnologie. La scoperta dell’ambiente, ripercorrendo gli eventi principali che hanno portato dalla conferenza di Stoccolma nel 1972 fino al “Protocollo di Montreal”, a quello di Kyoto e all’ “Accordo di Parigi” del 2015, ricorda anche come e quando sono nati i movimenti ambientalisti come Greenpeace e il WWF, rievoca gli uomini e le idee alla loro base e come è cambiata la loro immagine nel corso degli anni. Attraverso le pagine si delinea infatti il percorso che ha contraddistinto i movimenti dal basso, gli stessi che fanno guardare con fiducia, ad Al Gore, al futuro della salvaguardia del pianeta.

Sebbene l’autore non condivida pienamente l’ottimismo di Gore, riesce, negli ultimi capitoli, a ben evidenziare che la strada da seguire è quella dell’attivismo, di una partecipazione popolare nelle scelte ambientali e di una politica che consideri maggiormente le istanze dei cittadini.

Ricorre la constatazione, infatti, che i fallimenti nella presa di coscienza di pericoli imminenti, come il riscaldamento globale, siano nati da un approccio che ha trascurato il coinvolgimento delle popolazioni e delle persone, e si afferma oggi la necessità di far sedere le organizzazioni non governative ai tavoli di lavoro. Particolarmente interessante è la riflessione su “Governing of commons” della misconosciuta premio Nobel per l’economia nel 2009 Elionor Ostrom.

 

 

 

In questa pubblicazione Ostrom affronta infatti la gestione dei beni comuni, sottolineandone la risorsa per la comunità e i pregi di gran lunga superiori rispetto ai difetti. L’analisi è, ancora una volta, corredata dalle tesi opposte fornendo quindi un quadro chiaro su un tema di sostenibilità ancora troppo poco discusso e praticato. La lettura scorre veloce grazie alla ricchezza d’informazioni che, per chi conosce il tema, è un rimettere in ordine, per avere un quadro generale, tutti i maggiori contributi del pensiero ambientalista.

Per chi invece vi s’approccia, “La scoperta dell’ambiente” è una guida da tenere sotto mano e riconsultare per capire da dove l’ambientalismo sia partito e dove stia andando, per inquadrare le figure più importanti, la loro storia ma soprattutto quali saranno i temi da discutere in futuro e quale sarà il modo di affrontarli.

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Maria Luisa Vitale
Maria Luisa Vitale
Calabrese di nascita ma, ormai da dieci anni, umbra di adozione ho deciso di integrare la mia laurea in Farmacia con il “Master in giornalismo e comunicazione istituzionale della scienza” dell’Università di Ferrara. Arrivata alla comunicazione attraverso il terzo settore, ho iniziato a scrivere di scienza e a sperimentare attraverso i social network nuove forme di divulgazione. Appassionata lettrice di saggistica scientifica, amo passeggiare per i boschi e curare il mio piccolo orto di piante aromatiche.

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