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L’orto medievale si racconta, la natura spazio di incontro tra umano e divino

Il volume di Livia Bonciarelli e David Grohmann presenta, con descrizioni e fotografie, l'orto annesso all'antica abbazia benedettina di San Pietro a Perugia trasformato, dagli elementi architettonici alla scelta di alberi, arbusti e piante officinali, sulla base di riferimenti religiosi e culturali del medioevo

21 Novembre, 2024
2 minuti di lettura

La terra e il cielo, la carne e lo spirito, il fisico e il simbolico. È un piccolo viaggio nel pensiero e nella filosofia del Medioevo l’orto medievale che nel 1996, in occasione del centenario della Fondazione per l’Istruzione agraria di Perugia, Alessandro Menghini allestì all’interno dell’Orto botanico della città e che oggi viene presentato nell’agile volume-guida scritto dall’architetta ambientale Livia Bonciarelli e dall’ingegnere per il territorio e paesaggista David Grohmann. Tre le sezioni del libro, così come tre sono le aree del progetto di Menghini, ordinario di Botanica farmaceutica a Perugia e grande esperto di storia della farmacia che nel suo libro del 1998 “Il giardino dello spirito” aveva raccontato la risistemazione di quest’area annessa all’antica abbazia benedettina di San Pietro, istituzione millenaria collocata in uno spazio – ancora oggi molto centrale, lungo la cinta muraria della città – la cui funzione si perde nella notte dei tempi. Un sito che figura anche tra i Luoghi del cuore del FAI, impregnato di storia e di storie, che Menghini e il suo intervento hanno potuto recuperare dal degrado in cui versava, sistematizzando la collezione esistente di piante e configurando un sistema di spazi, elementi e componenti botaniche dalla profonda lettura simbolica. Chiunque voglia dunque visitare l’“angolo” monastico dell’Orto Botanico di Perugia troverà nelle descrizioni e nelle vivide fotografie di “L’orto medievale si racconta” uno strumento prezioso e utile.

Piante, geometrie, zodiaci

Le tre sezioni dell’“orto piccolo”, come veniva chiamato questo giardino dell’abbazia, sono aree in sequenza che possono percorrersi in un cammino ad anello, a sua volta suddiviso in tappe ulteriori, concepite come rievocazione simbolica delle fasi evolutive della storia dell’uomo: non un lavoro filologico, ma una sintesi di fonti storiche, religiose e filosofiche che convergono in uno degli ambienti fondamentali della concezione monastica medievale. Si comincia – e non poteva essere altrimenti – con l’Eden, lo stato primordiale e paradisiaco, in cui tutto, dalle geometrie alle piante scelte (magnolia, olivo e fico), dalle dimensioni ai tragitti, ci parla dell’idea primordiale, della cosmogonia della creazione, degli elementi e degli orientamenti: un continuo rimando al legame tra il Cielo e la Terra in cui ogni elemento botanico rivela le sue corrispondenze con lo zodiaco e gli astri indagate dalla ricerca medievale.

“B come bosco” è la seconda tappa che rappresenta invece una sorta di “C come caos”, il magma di colpa, allontanamento dal divino e imperscrutabilità del naturale che ha caratterizzato la filosofia e la mentalità medievali. Il bosco è qui tanto espressione della lotta interiore per la redenzione quanto sede sacra di meditazione e ritiro e gli alberi, presenti con individui imponenti di cedro, tiglio, ginkgo, ippocastano, cipresso, alloro sono presentati in un percorso che dalla palma (albero della perfezione) ci porta fino al leccio (albero della croce) e che il libro di Bonciarelli e Grohmann ci illustra nelle caratteristiche botaniche, storiche, economiche, allegoriche.

Una simbologia del cammino umano

Il controllo acquisito sulla natura (e implicitamente sulla propria interiorità) è rappresentato dalla terza parte dell’Orto medievale, un vero e proprio Hortus conclusus, con aiuole disposte in tre gruppi: le specie medicinali, le specie alimentari e aromatiche e quelle da frutto. Il selvatico del bosco viene qui sostituito da aiuole ordinate e rettangolari, in cui anche le piante ospiti rappresentano la conquista del mondo naturale e la sua conoscenza, nel rispetto delle concezioni dell’epoca in cui anche la numerologia o il legame con i pianeti erano di fondamentale importanza. Spiegazioni di forme geometriche, numeri e piante astrali troveranno il lettore e il visitatore negli approfondimenti in appendice alla guida, insieme all’elenco meticoloso di tutte le specie presenti nelle aiuole di questo piccolo angolo di Medioevo:

qui ogni pianta rappresenta non solo un omaggio alla bellezza della creazione, ma anche lo strumento di guarigione che Dio aveva inviato, insieme alle malattie, su questa nostra Terra.

Mielizia

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Stefania Chinzari
Stefania Chinzari è pedagogista clinica a indirizzo antroposofico. Si occupa di pedagogia dal 2000, dopo che la nascita dei suoi due figli ha messo in crisi molte certezze professionali e educative. Lavora a Roma con l’associazione Semi di Futuro per creare luoghi in cui ogni individuo, bambino, adolescente o adulto, possa trovare l’ambiente adatto a far “fiorire” i propri talenti. Svolge attività di formazione sui temi delle difficoltà evolutive e di apprendimento, della genitorialità consapevole, dell’eco-pedagogia e dell’autoeducazione.
Giornalista professionista e scrittrice dal 1992, il suo ultimo libro è "Le mani in movimento" (2019) sulla necessità di risvegliarci alle nostre mani, elemento cardine della nostra evoluzione e strumento educativo incredibilmente efficace.
E’ vice-presidente di Direttamente ets che sostiene la scuola Hands of Love di Kariobangi a Nairobi per bambini provenienti da gravi situazioni di disagio sociale ed economico.
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