Testo di Annalisa Audino
Il dibattito tra i due candidati è stato più che mai acceso: la lotta alla Covid-19, la condizione delle famiglie americane, la questione razziale, il cambiamento climatico, la sicurezza nazionale, le capacità di leadership che un presidente deve avere e molto altro. E gli spogli elettorali non sono stati da meno: vittorie proclamate troppo presto, accuse di brogli e minacce di ricorsi.
Ma l’America ha finalmente fatto la sua scelta.
Le 59 elezioni presidenziali della storia degli Stati Uniti hanno posto la speranza per il futuro nelle mani di Joe Biden. Essendo delle elezioni “indirette”, in realtà, i cittadini hanno nominato i cosiddetti grandi elettori che il 14 dicembre 2020 si riuniranno nel Collegio elettorale per ufficializzare il nuovo presidente e il suo vice presidente. Ma, come si suol dire, ormai “les jeux sont fait”.
E non ci sembra così male. È quasi naturale, infatti, sperare che Biden sia l’uomo del cambiamento che ha promesso di essere, al fianco della sua vice presidente Kamala Harris, prima donna indo afroamericana a ricoprire questo ruolo.
L’eredità lasciata da Trump non è facile da gestire ma il neo presidente sembra avere tutte le carte per reinventare il paese. Se non altro, come scrive anche Pierre Hanski, è più prevedibile di Trump… E non è poco.
Sanità alla portata di tutti, rientro degli Usa nell’Organizzazione Mondiale della Sanità, aumento della paga minima, penali per le aziende che delocalizzano la produzione o i servizi per poi venderli sul mercato nazionale e un piano di investimenti per ridurre le emissioni di CO2. Questi sono solo alcuni dei punti del suo programma. Ora manca poco al passare dalle parole ai fatti: speriamo il neopresidente mantenga le aspettative.
L’America, e il pianeta stesso, non hanno più tempo per aspettare.