Dei bambini corrono

Il “trailer” della scuola

Una scuola media di Brescia, la Giosuè Carducci, che, oltre a un indirizzo musicale, ha anche una vocazione video. Un'occasione per sperimentare, insieme ai ragazzi, il linguaggio del cinema. Anche in piena pandemia
12 Febbraio, 2021
3 minuti di lettura

«Siamo gli alunni della III E e vi presentiamo il trailer della nostra scuola, girato e progettato da noi». La scuola secondaria di primo grado Giosuè Carducci di Brescia, oltre che un indirizzo musicale, ha anche una vocazione video. È referente Junior del concorso Booktrailer e negli anni passati le proiezioni in aula magna sono state introdotte da Ambra Angiolini, la conduttrice televisiva e attrice, mamma di uno studente. 

Filmare durante la pandemia

Nell’autunno 2019, ho seguito le classi terze nella preparazione dei loro booktrailer e ora, in vista della giornata di presentazione della scuola al territorio, che a gennaio non è potuta avvenire in presenza a causa dell’emergenza sanitaria, mi hanno chiesto di aiutarli a fare un video. Si lavora con una classe sola  la pandemia esclude i gruppi misti – prima in tre incontri a distanza in cui insieme parliamo di cosa e come filmare e poi finalmente a scuola.

Un bambino suona il clarinetto
La scuola media Giosuè Carducci di Brescia ha un indirizzo musicale e una notevole vocazione video

Videocamere amatoriali e telefoni cellulari

Tra mascherine e gel igienizzante a fiumi (tutte le volte che ci passiamo uno strumento) usiamo principalmente due videocamere amatoriali di fascia alta (prosumer), Panasonic e Sony, e poi una sorta di “ibrido” Zoom, video essenziale, ma sonoro eccellente  (torna utile quando registriamo l’orchestra dei violini).

Molti intervengono con i loro telefonini, un ragazzo con una macchina fotografica, e così per ogni scena abbiamo tre, quattro o anche più operatori: un lavoraccio raccogliere tutto il girato (alcune scene senz’altro ce le siamo perse), ma almeno capiamo come si fa un video. 

“Gobbi” e microfoni direzionali

Scrivono i testi in grande su cartelli (il “gobbo”); si divertono quando su una macchina montiamo un microfono direzionale, che però all’aperto tenuto troppo lontano non annulla il rumore di traffico, e sull’altra un “levalier” radio da appuntare alla maglietta (ci salva la scena della palestra, anche se l’attrezzo economico si sente). Poi, mentre un gruppo lavora in classe, altri se ne vanno in giro per la scuola con i telefonini fissati su un treppiede con apposita molletta, a simulare laboratori provvisoriamente chiusi, perché il distanziamento da pandemia ha richiesto le aule libere per le lezioni ordinarie.

 

Guarda il video della scuola Giosuè Carducci di Brescia

Cercando inquadrature particolari

Si impegnano. Serve un po’ esortarli a inquadrature non banali, primi piani, dettagli, angolazioni espressive, tenendo sempre la mano ben ferma e non “andando a spasso” durante le riprese. Ogni tanto, azzardando uno zoom – che di regola raccomando di non usare –  l’inquadratura in avvicinamento tipicamente “scappa” dal soggetto; oppure nelle riprese finali fatte un po’ di fretta si dimenticano che stiamo girando un video orizzontale e tengono i telefoni dritti come per Tik Tok.

Però complessivamente lavorano bene, e già “sentono” la differenza tra i cavalletti professionali che ho portato io e quelli un po’ più ordinari della scuola.

Giocando con uno zoom

La scena della corsa in pista la giriamo due volte. Il ragazzo alla camera fissa vuole usare lo zoom per seguire i compagni che si allontanano. Bene, questo è uno dei casi in cui lo zoom si usa. Ma se non si è abituati, può non essere semplice premere col dito in modo che il movimento risulti della giusta velocità e uniforme. E infatti la prima ripresa è un po’ a scatti. «Cerca di sentirlo…». E la seconda ripresa viene giusta, anzi, d’istinto, a un certo punto si ferma e li lascia andare, mentre l’attenzione di chi guarda si sposta verso il lato della pista, sul  compagno con la macchina a mano.

Montaggio e sorrisi spontanei

Nel montaggio, utilizzerò all’inizio un’altra inquadratura da dietro, più laterale, girata con un telefonino montato sul cavalletto. Poi al rallentatore la ripresa a mano con i ragazzi di fronte e di fianco, alcuni con un sorriso spontaneo bellissimo. Finale con quello zoom che li accompagna ma non fino in in fondo, e il gesto lontano appena intravisto (i ragazzi volevano toglierlo), di una mano che tira il cappuccio di una tuta…

Vero che non è esattamente “corretto”, ma hanno 13 anni, si stanno divertendo a stanno facendo tutti insieme davvero un bel lavoro.

 

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