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Una scena di "Miracoli metropolitani" di Carrozzeria Orfeo
Una scena di "Miracoli metropolitani" di Carrozzeria Orfeo (Foto: Laila Pozzo)

Fogne che esplodono, un’umanità chiusa in casa. La preveggente tragicommedia di Miracoli Metropolitani

Una storia irriverente, che racconta un mondo pervaso dall'immondizia, nel quale ciascuno è costretto al  lockdown fra messe in streaming e cibo da asporto. Il lavoro di Carrozzeria Orfeo, scritto da Gabriele Di Luca prima della pandemia
18 Gennaio, 2022
3 minuti di lettura

La schiettezza irriverente, l’ironia e la profonda sensibilità di Carrozzeria Orfeo, fa tappa al Teatro Vascello di Roma con “Miracoli Metropolitani”. Una vecchia autorimessa riadattata in cucina, otto personaggi, un disastro ambientale e una società che maschera le sue falle dietro “facili” capri espiatori diventano una storia tragicomica che ci racconta la solitudine umana.

La città è chiusa in casa, la vita si è spostata nel virtuale: pranzi e cene prenotate online, messe in streaming e ore spese davanti le console dei videogames. No, non è la pandemia che da due anni ci ha resi stanchi, vulnerabili e disillusi.

 

Gabriele De Luca, pesarese, è attore, regista e drammaturgo
Gabriele De Luca, pesarese, è attore, regista e drammaturgo

 

La scrittura del testo di Gabriele Di Luca – selezionato come autore italiano nella terza edizione del progetto statunitense Italian Playwrights Project per la scrittura creativa contemporanea –  infatti, è iniziata prima dell’emergenza sanitaria in atto e prende spunto da un disastro ambientale avvenuto nel settembre 2017 a Londra. Un fatberg di grasso da 130 tonnellate fatto di feci, pannolini, sigarette, salviette, telefonini e centinaia di altri rifiuti gettati per decenni nel water dai londinesi è il fulcro da cui inizia la storia.

 

Guarda il trailer di Miracoli metropolitani

 

Le fogne sono sature di spazzatura e lentamente stanno allagando la città, rendendola invivibile e maleodorante. Tra le migliaia di persone costrette a restare in casa, in una vecchia autorimessa riadattata in cucina, uno chef stellato caduto in miseria e sua moglie gestiscono un’attività ristorativa che prepara cibi d’asporto precotti, liofilizzati e importati per persone intolleranti al glutine. Lui continua a rimpiangere i suoi sogni contraddistinti dal prestigio culinario, lei – ex lavapiatti – è un’arrampicatrice sociale diventata imprenditrice che si è ben adattata al fantastico mondo delle apparenze dei social media. Poi c’è suo figlio, un giovane che, costretto da mesi in casa, versa tutto il suo disagio emotivo causato da una società che non offre più spunti di crescita personale ed emotiva davanti ai videogames. E ad arricchire la trama c’è la madre settantenne dello chef, un’ex brigatista arrivata in città per difenderla dalle minacce della destra che usa gli immigrati come capro espiatorio del disastro in atto.

Ma non finisce qui.

Perché a far sorridere e riflettere ci sono anche un aspirante suicida, un aspirante attore costretto ai lavori socialmente utili nonché sfruttato dalla titolare della cucina che punta ad ottenere fondi europei, un professore universitario libanese che adesso è diventato un rider sfruttato in Italia e una misteriosa lavapiatti etiope che intervalla momenti di profonda moralità con obiettivi del tutto discutibili.

 

 

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In due ore e mezza Miracoli Metropolitani regala lunghe risate intervallate da momenti toccanti e di profonda riflessione. Grazie all’ironia spinge a guardarci dentro, a capire il nostro dolore per accettarlo e spingerci all’azione. Ci sveglia da una realtà in cui si è soliti pensare che la solitudine che proviamo ci tocca solo personalmente, mentre in realtà accomuna l’intera società contemporanea.

Una società basata sull’apparenza, ma che dietro la costante necessità di ostentare una felicità irreale è contraddistinta da fragilità, dolore e senso di fallimento. E questo si riversa senz’altro anche nelle sfide che l’intera umanità è sempre chiamata a fronteggiare.

 

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Lo spettacolo, interpretato da Elsa Bossi, Ambra Chiarello, Federico Gatti, Beatrice Schiros, Massimiliano Setti, Federico Vanni e Aleph Viola, accende così i riflettori sulle innumerevoli ipocrisie della società in cui viviamo. Le analizza minuziosamente e le smonta una ad una. Ad esempio, l’ipocrisia di una società che si trova di fronte a ragazzi sempre più disillusi e problematici ma non fa nulla di concreto per offrir loro delle alternative. La consapevolezza che la mancanza di cibo è un problema profondamente reale ma c’è un Occidente che continua a trattarlo come un lusso nei reality show. L’ipocrisia di chi fa finta di non ricordare cosa sia l’imperialismo e continua ad usare l’immigrazione come capro espiatorio in molteplici tematiche d’attualità.

 

Una scena di Miracoli Metropolitani di Carrozzeria Orfeo
“Miracoli metropolitani” è al Vascello di Roma fino al 23 gennaio, poi in tournee (Foto: Laila Pozzo)

 

E poi c’è Plinio, lo chef, che ricorda a sua moglie che non è necessario scrivere su Facebook di essere contro l’inquinamento se poi non si compiono azioni volte a fronteggiarlo:

«Il problema siamo noi, ma non ci arrivate? Il mondo ha quattro miliardi e mezzo d’anni, noi siamo qui da trecentomila. Se fai finta che quattro miliardi e mezzo sono ventiquattro ore, vuol dire che noi ci siamo da circa tre secondi. E guarda che c**** abbiamo fatto. E meno male che possiamo usare solo il 10% del cervello, altrimenti pensa che casini avremmo potuto combinare».

Citando Carrozzeria Orfeo, «l’esplosione delle fogne è il simbolo di un pianeta che si rivolta concretamente all’uomo per riaffermare sé stesso e ribellarsi a decenni di incurie, prevaricazioni e abusi ambientali. È una società, quindi, che sta per essere sepolta dai suoi stessi escrementi, metafora di pensieri e azioni malate, di un capitalismo culturale orribile, di un’umanità ai ferri corti con sé stessa».

Fino al 23 gennaio Miracoli Metropolitani vi aspetta al Teatro Vascello di Roma. Ma la tournée di Carrozzeria Orfeo farà tappa anche in altre città. Il consiglio è certamente di segnarsi le date sul calendario.

Mielizia

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Elisa Rossi
Elisa Rossi
Laureata in Media, comunicazione digitale e giornalismo e in Comunicazione pubblica e d’impresa presso l’Università La Sapienza di Roma, sin da bambina sogna di diventare giornalista. Tra ruoli da web content writer e copywriter ha collaborato e collabora con alcuni siti di informazione online parlando di cultura e viaggi. Appassionata anche di tematiche ambientali e sociali, crede fermamente che cercare, raccontare e condividere storie sia una delle chiavi di miglioramento per una società civile. Ama esplorare nuovi luoghi e si sente a casa quando passeggia e poi si ferma a leggere a stretto contatto con la natura.
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