Nell’anno del centenario di Italo Calvino, non possono non venire in mente le sue inarrivabili Lezioni americane, testamento e vademecum poetico, filosofico, biografico per affrontare il futuro che si avvicinava. Oggi, invece anno domini 2023, con il millennio imboccato a suon di emergenze (terroristica, climatica, sanitaria, bellica, per nominarne solo alcune) ecco che Mondadori regala anche al pubblico italiano Le otto lezioni magistrali del premiato naturalista Gary Ferguson, uscito in patria nel 2019.
Dalla biodiversità all’efficienza energetica, dall’interdipendenza tra ecosistemi alla cura “femminile” del pianeta, dalle testimonianze sul vasto e amatissimo mondo animale alla mindfulness…
Ferguson porta per mano i suoi lettori come fossero compagni in carne e ossa di uno dei suoi incredibili cammini per mostrare come tutto, ma veramente tutto, sia profondamente connesso. Popoli saggi come gli indigeni dell’Amazzonia, i Ngoni dell’Africa o i nativi Americani e visioni religiose come il buddhismo lo sanno da sempre, monaci come Thich Nhat Hanh lo predicano al mondo da decenni e finalmente anche noi occidentali, figli di quella meravigliosa concezione del mondo che è la filosofia greca, stiamo cominciando a cambiare paradigma.
Da predatori ad apprendisti
Costretti dalla follia del consumo e della predazione, sappiamo di aver bisogno di uno sguardo nuovo, finalmente consapevole, rispetto al ruolo che attende l’essere umano: non più al centro di un universo da osservare con “sguardo obiettivo” e sfruttare senza remore e, invece, al servizio di tutte le creature che compongono l’inarrivabile e infinita saggezza di quella maestra di vita che è la natura. “Come la natura ci insegna a vivere” è infatti il sottotitolo del libro e gli otto capitoli sono altrettanti viaggi emozionali, paesaggistici, scientifici e personali per arrivare alla comprensione di cosa significhi essere vivi su questa terra.
Per provare, ci invita l’autore, «a rimettere insieme il mondo».
Scrittore assai prolifico, tanto apprezzato in ambito scientifico quanto amato dal grande pubblico, Ferguson sa come parlare alla comunità dei colleghi ricercatori e al lettore in cerca di una scrittura scorrevole e di un messaggio indiscutibilmente positivo, dell’invito a farsi, ciascuno nel proprio minuscolo quotidiano, l’agente del cambiamento di rotta, valori, comportamenti, etica che dobbiamo avviare. Con generosità e naturalezza, si procede lungo le otto lezioni come sul crinale degli immensi spazi montani così cari all’autore e il paesaggio s’allarga a contemplare teorie scientifiche e aneddoti, ricordi e incontri nonché una mole davvero notevole di informazioni e conoscenze, frutto di una vita intera dedicata all’esplorazione di parchi, ecosistemi, animali e racconti mitici.
Voci e testimonianze
Einstein e Jane Goodall, Chirone e Rachel Carlson, Bacone e Jason Campbell tra i molti autori e personaggi citati, si affiancano alla gratitudine della vicina di casa Pearl e al lungo viaggio della lupa Quattordici dopo la morte del suo compagno, dialogano con le convinzioni del vecchio Cheyenne sul fatto che «L’antropomorfismo non ha senso. Siamo stati noi ad aver attinto le qualità degli animali» e gli insegnamenti del suo mentore Chuck, ex veterano della marina, che davanti ai versanti montuosi punteggiati dei più meravigliosi fiori selvatici rivelò una volta per tutte che solo la diversità ci può salvare.
Ogni lezione è un affondo sul tema prescelto. L’indicibile mistero della natura, le complesse strutture comunicative del mondo vegetale e animale, la smisurata capacità energetica di ogni espressione del pianeta, la necessità di recuperare, proprio guardando all’intelligenza animale, la lente femminile che il patriarcato ha seppellito millenni or sono. E tra un tema e l’altro, Ferguson ci parla anche di sé: l’adolescenza in Indiana, i primi viaggi di mesi a macinare miglia e sentieri e boschi, la morte della prima moglie per un incidente durante una discesa in canoa sul fiume Kopka, in Ontario, nel 2005. La rinascita e i nuovi progetti, tra cui “Full Ecology”, fondato con la nuova compagna come possibilità di risanare, anche dal punto di vista psicologico, le barriere tra la psiche umana e la natura.
Fuori dal pensiero binario
Perché la natura è, sempre, rigenerante, portatrice di salute, vitalità, benessere. Solo immergendoci in essa, solo spegnendo l’abitudine a categorizzare e tracciare confini possiamo aprirci al mistero che libera dal binarismo e dalla dittatura del tempo matematico. Solo esperienze realmente profonde nella natura possono vivificare i sensi, ripristinare i ritmi e farci attingere alla sorgente di salute che è in noi e che la natura sa avviare. Einstein e Whitman passeggiavano nei boschi per sentirsi volutamente “sopraffatti” e disorientati dallo spazio libero della natura, dal “vuoto” che zittisce l’intelletto e partorisce intuizioni. Ferguson invita ognuno di noi ad imitarli perché con una semplice passeggiata, tra le foglie del primo albero che incontriamo, respirando intenzionalmente la bellezza della natura, possiamo «riconciliarci con essa, nella dolorosa vergogna che proviamo per aver deluso il nostro pianeta».