Legambiente in corteo contro il nucleare
Legambiente è nata nel 1980, Laura Conti ha partecipato dall'inizio alla vita dell'associazione. Qui sopra un corteo contro il nucleare a Roma, nel 1985

Perché la Conti fu preziosa per noi

La passione, le competenze, l'umanità. Il ricordo, senza reticenze, del presidente di Legambiente negli anni in cui Laura Conti partecipò alla fondazione e all'elaborazione scientifica dell'associazione.  LEGGI TUTTO IL DOSSIER Il mio omaggio visivo a Laura con un'opera inedita di FABRIZIO CARBONE /  Gli occhi di Laura. Uno sguardo scomodo sul presente di CHIARA CERTOMÀ / Laura torna in libreria. Intervista a Marco Martorelli di MARCO FRATODDI / Perché fu preziosa per noi di ERMETE REALACCI / A proposito di Laura Conti, madre dell'ecologismo italiano di MASSIMO SCALIA  LE OPERE LETTERARIE Cecilia e le streghe, fra poesia e noir / Una lepre con la faccia di bambina di LOREDANA LUCARINI  LA BIOGRAFIA Sulle tracce di Laura Conti, il volume di Valeria Fieramonte di MICHELE D'AMICO

30 Marzo, 2021
4 minuti di lettura

Se Legambiente a quasi vent’anni dalla scomparsa dedica un libro a Laura Conti (“Laura Conti, alle radici dell’ecologia”, di Chiara Certomà e Loredana Lucarini, Edizioni del Cigno, 2012, ndr) non è solo frutto del lavoro di manutenzione della memoria fatto da una persona straordinaria come Loredana Lucarini. Indica l’importanza che la riflessione e l’azione di Laura hanno avuto per l’ambientalismo italiano e per Legambiente in particolare. Per noi Laura Conti fu preziosa.

 

Uno dei ritratti "storici" di Laura Conti
Uno dei ritratti “storici” di Laura Conti

 

Ad altri il compito di ricostruire con più completezza e precisione il suo percorso e il suo pensiero. Io voglio ricordare in modo più personale il suo eccezionale contributo di intellettuale e scienziata attenta alle ragioni dell’uomo, che ha incrociato e favorito la nascita di un nuovo ambientalismo a partire dal battito, dal confronto, dallo scontro che si aprì dopo l’incidente dell’Icmesa a Seveso il 10 luglio 1976. Un disastro che rappresentò uno spartiacque non solo in Italia: non a caso si chiama comunemente “Direttiva Seveso” la normativa sugli impianti ad alto rischio che fu prodotta in seguito in sede europea.

 

Disastro di Seveso
L’incidente all’Icmesa avvenne il 10 luglio 1976 e provocò la fuoriuscita di una nube diossina che contaminò le popolazioni di Seveso e della Brianza (Foto: Indymedia)

 

Quando Legambiente mosse i primi passi, Laura Conti fu importantissima. Per il suo prestigio, per le sue competenze, per la sua passione, per la sua umanità. Aveva già alle spalle un’esperienza molto ricca, a partire dall’ impegno nella lotta partigiana e dall’intensa militanza politica nel Pci. Ricordo la sua sorpresa, la sua curiosità, ma anche il suo consenso, quando in Legambiente cominciò ad incrociare persone che non davano particolare peso alle indicazioni del “partito”, come diceva lei.

Stava nascendo l’ambientalismo italiano, non come parte acquisita della sinistra esistente ma come pensiero autonomo.

Al di là della sua ricca elaborazione scientifica e politica, Laura Conti era soprattutto un’incredibile affabulatrice di quell’”ecologia narrata” di cui parla Loredana Lucarini. A molti di noi è capitato in quei primi anni di fare informazione e proselitismo nelle scuole come sui territori, con i potenti mezzi tecnologici allora a noi accessibili (audiovisivi e diapositive, con registratore affiancato), utilizzando i testi sull’acqua o sull’energia di Laura Conti. Il suo racconto di come ogni forma di energia sia, in ultima analisi, dipendente dal sole rappresentò per molti fra coloro che si avvicinavano ai temi dell’ambiente un’affascinate scoperta. Un vero mondo nuovo.

Girava tantissimo per l’Italia, con una capacità empatica straordinaria. Dimostrazione della falsità della tesi secondo cui chi ha molta passione per gli animali ha difficoltà con gli umani: Laura adorava i suoi gatti. Era capace di far pendere dalle sue labbra platee di persone di tutti i tipi, con la sua voce cantilenante, con il suo atteggiamento sempre un po’ materno. Ma amava in particolare parlare ai più giovani.

Era dolcissima ma anche molto determinata. Per le lunghe ore trascorse a parlare con lei so, come altri, che il suo «vedi caro…» poteva essere foriero di sventura. L’inizio di un’estenuante discussione. Incrociava spesso conoscenze ed ipotesi scientifiche con la vita normale delle persone in carne e ossa. La sua grande originalità di pensiero e di approccio la portava a folgoranti intuizioni, ma talvolta conduceva su sentieri impervi.

 

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Ricordo quando sollevò dubbi sulla decisione di batterci per eliminare il fosforo nei detersivi per combattere l’eutrofizzazione dell’Adriatico e delle nostre acque interne, perché riteneva che il sostituto più accreditato (le zeoliti) avrebbe portato ad aumentare il peso dei fustini per le casalinghe, facendole propendere per fustini più piccoli e quindi portando ad un aumento dei rifiuti. O quando era contraria alla nostra campagna per eliminare gli shopper di plastica (Comuni de-plastificati si chiamava allora la campagna) perché erano comodi nell’uso ed erano indispensabili per dare potere calorifero ai rifiuti e poterli quindi bruciare a fine vita «al posto del petrolio». Fu anche diffidente all’inizio nei confronti dell’emergere dei pericoli legati all’aumento dell’effetto serra ed ai conseguenti mutamenti climatici. Il suo timore era che fosse tutta una manovra per rilanciare il nucleare, sconfitto dal referendum del 1987.

 

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Ricordo anche, per non essere reticente, che una delle situazioni umanamente più difficili che ho dovuto gestire fu quando Legambiente dovette prendere le distanze dalla sua posizione, filo venatoria e in favore dell’astensione, nel referendum sulla caccia del giugno del 1990. Il mancato quorum a quei referendum su caccia e pesticidi rappresentò peraltro allora una grave battuta d’arresto per l’ambientalismo italiano. Fu una riunione durissima, per me dolorosa anche sul piano personale. Pochi ebbero il coraggio di prendere la parola (ricordo Massimo Scalia…). Mi accusò di avere una visione bulgara di Legambiente e rimase sempre quell’ombra fra di noi.

Ma Laura era anche questo e la sua originalità di approccio rappresentava sempre una ricchezza. Avercene ora…

Nelle lunghe discussioni che prepararono il documento “Pensare globalmente, agire localmente”, nel casale di Enzo Tiezzi vicino Siena, mi pare sia stata proprio lei a proporre di utilizzare per quel documento, che rappresentò il vero atto di nascita di Legambiente, una filastrocca di Rodari:

 

Un signore di Scandicci
buttava le castagne e mangiava i ricci.

Un suo amico di Lastra a Signa
buttava via i pinoli e mangiava la pigna.

Suo cugino in quel di Prato
mangiava la carta e buttava il cioccolato.

Un parente di Figline
buttava le rose e odorava le spine.

Un suo zio di Firenze
buttava in mare i pesci e mangiava le lenze

Tanta gente non lo sa
non ci pensa, non si cruccia
la vita la butta via
e resta soltanto la buccia!

 

È una filastrocca bellissima. Utile anche oggi mentre  dobbiamo affrontare una terribile crisi. Ci può aiutare a ragionare in tanti campi su quali siano le cose che davvero contano, a rafforzare quella dimensione umanistica dell’ambientalismo che è sempre stata parte importante del Dna di Legambiente.

Ecco, sono sicuro che Laura della sua bella e ricca vita non abbia usato solo la buccia. E di questo le saremo sempre grati.


L’autore è stato Presidente di Legambiente fra il 1987 e il 2003, oggi è presidente onorario dell’associazione. L’intervento è stato pubblicato all’interno del volume “Laura Conti, alle radici dell’ecologia”, di Chiara Certomà e Loredana Lucarini, Edizioni del Cigno, Legambiente, 2012

 

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