L'artista e attivista statunitense Sanaura Taylor

Disabilità e oppressione animale sono collegate? Il libro scomodo di Sunaura Taylor

Il recente volume dell'artista e attivista statunitense ci aiuta a osservare la società umana attraverso nuove lenti. E a comprendere il modello "abilista", nel quale l’apice della gerarchia è da secoli un individuo normoabile, neurotipico, eterosessuale, maschio e bianco
10 Gennaio, 2022
3 minuti di lettura
Bestie da soma di SunauraTaylor

“Bestie da soma. Disabilità e liberazione animale” di Sunaura Taylor (Edizioni degli animali, 2021) è un libro scomodo. In un periodo storico nel quale stiamo facendo luce sulle dinamiche oppressive che mettono in un angolo i disabili così come le donne, le minoranze etniche e anche gli animali, il titolo ci mette in allerta e ci preannuncia una profonda riflessione: disabilità e sfruttamento animale hanno le stesse radici e l’autrice ci offre nuove lenti per leggere la nostra realtà.

 

Il camion dei polli

Sunaura Taylor è un’artista, scrittrice e attivista che, sin da piccola, ha dovuto fare i conti con la disabilità. La scintilla che ha acceso in lei il desiderio di approfondire il legame tra animali e disabilità è un episodio vissuto quando era ancora una bambina. In estate, durante un viaggio in un’auto senza aria condizionata lungo le autostrade della Georgia, lei e il fratello si ritrovano a osservare i camion pieni di polli dai finestrini aperti: file e file di uccelli stretti gli uni contro gli altri, arruffati, trafelati, resi orribili dalla sofferenza. E l’odore, il fetore di morte ed escrementi che i due bambini evitavano di sentire bloccando il respiro come forma di protesta per qualcosa che già avvertivano fosse sbagliato. Questa immagine accompagnerà a lungo l’artista che ne farà il soggetto di una sua opera: Chicken Truck, un olio su tela di 2,44 x 3,20 metri. La conoscenza delle condizioni di questi polli e il ritrarli, uno per uno, stimolano il pensiero dell’attivista:

“Quelle oltre cento galline che ho fissato per un anno intero mi hanno spinto a pormi le domande che animano queste pagine: in che modo un animale viene trasformato in un oggetto? Come ci viene insegnato a considerare normale questa oggettivazione? Interrogarsi sulla disabilità può aiutarci a considerare gli animali in maniera differente?”

 

"Musk Ox Together" di Sanaura Taylor
“Musk Ox Together” di Sanaura Taylor, olio su immagine fotografica, 2014 (Foto: sunaurataylor.com)

La volpe disabile e i tranelli di una società abilista

Un altro racconto che aiuta il lettore ad addentrarsi nella connessione tra disabilità e diritti degli animali ha come protagonista una volpe, uccisa perché “aveva un’andatura anormale e sembrava malata”. L’analisi del corpo dell’animale rivelò che aveva una normale massa muscolare e nel suo stomaco c’era abbondante cibo. La volpe era affetta da artrogriposi – la stessa disabilità di Taylor – ma questo non le aveva impedito di vivere e nutrirsi come ogni altro individuo. Chi l’ha uccisa sarà stato mosso da paura del contagio o da pietà, si sarà detto che sicuramente la qualità di vita dell’animale era bassa ed era meglio che morisse. “Meglio morto”, una frase che sentiamo spesso riferita anche a condizioni di disabilità umana. Ma quali sono i parametri che usiamo per misurare questa emblematica qualità di vita? Spesso, purtroppo, sono quelli stabiliti da una società abilista, in cui il modello di “normalità”, l’apice della gerarchia, è da secoli un individuo normoabile, neurotipico, eterosessuale, maschio e bianco. Taylor scrive:

«Animali ed esseri umani disabili sperimentano emarginazione e dominio in modi estremamente diversi: il punto è che l’abilismo favorisce la costruzione di sistemi che rendono le vite e le esperienze degli animali non umani e degli esseri umani disabili meno preziose e dunque eliminabili, il che dà origine a svariate oppressioni che si manifestano in modo diverso».

 

Culled Male Chicks in a Dumpster, di Sanaura Taylor, 2009, olio su tela, dettaglio

È il momento di riflettere

Gli animali nati disabili, resi disabili dalla domesticazione – basti pensare ai polli da carne che hanno una massa corporea ipersviluppata, causa di problemi di mobilità – ma anche quelli normodotati, sfuggono alle caratteristiche che la maggior parte delle persone ritengono debba possedere un essere con dignità di vita e di libertà. Negli animali non umani e umani cerchiamo l’intelligenza, una comune forma di sensibilità, la razionalità, sezioniamo il concetto di senzienza, di dipendenza, di evoluzione e di selezione naturale, per darci una pacca sulla spalla e sentire che siamo nel giusto, che oggettificazione, emarginazione, oppressione e sfruttamento sono giustificate.

Eppure decenni di studi e attivismo sono lì pronti ad aprirci gli occhi su un’altra realtà possibile, cullata dall’etica della cura e da relazioni di dipendenza che possono trasformarsi in costruttiva interdipendenza.

 

Guarda l’intervento di Sanaura Taylor su “Disabled Ecologies: Living with Impaired Landscapes”

 

Questo è un libro complesso che non parla solo di disabilità e animalismo, che non dà risposte, ma suggerisce domande urgenti. La presenza di alcune fonti discutibili non appanna l’importanza di questo testo. Esempi sono il riferimento a China Study, opinabile quando c’è una pletora di ricerche autorevoli e ritenute attendibili dalla comunità scientifica riguardo i vantaggi per la salute e l’ambiente di una dieta vegetale, oppure la discussione sulla sperimentazione animale che, a tratti, manca di contesto e in cui non sono approfondite le leggi che la regolano.

Questi aspetti, proprio per l’apertura al dialogo che traspare da ogni rigo di quest’opera, non ne offuscano la forza e la capacità di donarci nuovi punti di vista – anche insopportabilmente scomodi – sulla nostra esistenza e sul nostro legame con l’”altro” e con il “diverso” da noi.

 

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