Andrea Di Palma, regista
Andrea Di Palma in scena

Mani di sarta, il disastro ambientale della Valle del Sacco a teatro

Il giovane regista Andrea Di Palma porta in scena la storia di una terra deturpata dal progresso e dall’industria fossile attraverso i racconti di una nonna. Un'occasione per scoprire un territorio poco conosciuto e a lungo abusato
12 Maggio, 2023
4 minuti di lettura

Nel 2021 Mani di Sarta è stato presentato in forma ridotta al Teatro India di Roma. Lo stesso anno è stato finalista al Premio Tuttoteatro.com Dante Cappelletti e nel 2022 è stato selezionato al Festival Strabismi 2022 a Cannara (PG) «dove ha avuto importanti riconoscimenti», ci racconta l’autore. Parliamo di Andrea Di Palma, l’attore e autore di Anagni (in provincia di Frosinone) che dal 23 al 25 marzo scorso ha portato, per la prima volta in forma completa, lo spettacolo teatrale Mani di Sarta al teatro Fortezza Est di Roma. Scritto da Di Palma insieme alla scrittrice e comunicatrice anagnina Federica Ponza e con le musiche originali del musicista Francesco Cellitti, Mani di Sarta è il primo spettacolo teatrale in Italia che racconta il disastro ambientale della Valle del Sacco e che oggi è uno dei 42 – secondo l’Ispra – SIN (Siti di interesse nazionale) in attesa di essere bonificati che, per ben 70 km, tocca 19 comuni tra le province di Roma e Frosinone.

«Mani di Sarta nasce dalla mia volontà di raccontare quello che è accaduto alle persone, donne e uomini della Valle del Sacco, a seguito del disastro ambientale che coinvolge la Ciociaria da sessant’anni. Non i numeri, non i dati ma volti, i legami familiari e il rapporto con l’ambiente in cui si vive: di ecologia in senso più ampio, un discorso sulla propria “casa”», continua l’autore.

 

Lo spettacolo racconta la storia di una terra deturpata dal progresso e dall’industria fossile e lo fa attraverso i racconti di nonna Maria che:

«Dalla finestra affianco alla sua macchina da cucire, dalla quale le scorreva davanti una Valle del Sacco a cui tutti prendevano le misure e a cui tutti disegnavano un vestito nuovo. Con l’Italia che dettava la moda e la Ciociaria che la seguiva. Quella Ciociaria che oggi sembra una sposa abbandonata sull’altare», recita l’attore sul palco.

Sì, perché dall’istituzione della Cassa per il Mezzogiorno degli anni ’50 e, cioè, degli investimenti in opere di interesse pubblico nel meridione d’Italia per supportare la crescita economica anche nell’area Sud del Paese, in Ciociaria vennero realizzati dei nuclei di industrializzazione. Prima di allora la Valle del Sacco era un territorio prettamente caratterizzato da una forte ruralità mentre oggi lungo gli argini dell’omonimo fiume non sono poche le industrie dismesse e non che hanno contribuito all’inquinamento delle acque, dei terreni e dell’aria. La consapevolezza del problema arriva nei primi anni 2000, quando si scoprì che la contaminazione del fiume da betaesaclorocicloesano – una componente del lindano – partì dal distretto industriale di Colleferro (Rm). Nel 2004, infatti, gli istituti di igiene trovarono questi valori nel latte prodotto nel territorio, scoprendo che la contaminazione era già entrata nella catena alimentare. Ma bisognerà attendere il 2005 per l’istituzione del SIN, quando ad Anagni vennero rinvenute 25 mucche morte vicino al fiume. La causa però non fu il betaesaclorocicloesano, bensì il cianuro. Questo episodio portò alla certezza che i veleni del fiume non erano limitati a 1 o 2, ma a molti di più.

 

Veduta della Valle del Sacco
La Valle del Sacco vista da Ferentino (Foto:Wikipedia)

 

Molte, troppe sono le testimonianze e le storie da poter raccontare per ricostruire il disastro ambientale non ancora sanato e in attesa di bonifiche. Andrea Di Palma si sofferma nel racconto di quanto accaduto nella sua Anagni, dove nonna Maria era conosciuta come sarta e, difatti, l’interpretazione dell’autore parte proprio dai racconti della nonna. C’è solo lui sul palco ed è proprio lui la voce di questa donna che ha visto cambiare la sua terra e, insieme a lei, la vita dei suoi abitanti.

La forza dello spettacolo risiede proprio nell’evidente rapporto intimo tra nonna e nipote grazie al quale l’impatto delle vicende legate all’inquinamento della Valle del Sacco trasudano di umanità.

È come se fosse nonna Maria a parlare attraverso i ricordi del nipote sul palco. L’attore dà vita a quel bambino interiore che ci renderà per sempre figli e nipoti. Ma non è solo questo, perché in questo dialogo così intimo viene data voce anche a molti personaggi di questa vicenda buia per il territorio. Storie di vite spezzate a causa dell’inquinamento ma anche storie di resilienza e di attivismo. Di Palma, infatti, con Mani di Sarta ha portato a teatro anche la cittadinanza attiva:

«Come cittadini non dobbiamo lasciare nessuno spazio, nessun “territorio di azione” sulle nostre vite (perché di questo parliamo quando si parla di ambiente); l’associazionismo ha svolto e svolge tutt’ora un ruolo fondamentale di divulgazione, sensibilizzazione e salvaguardia. Credo molto nella forza delle associazioni che devono essere supportate dal piano politico e coinvolte geopoliticamente nei tavoli di discussione. Come cittadini dobbiamo spingere su questo, portando ognuno la propria competenza. Io non ho altro mezzo che il teatro per farlo. Anche se, da parte mia vorrei che venisse finalmente istituito un registro di tumori per rendere evidente la situazione epidemiologica della Valle del Sacco. Ma anche che vengano avviale le tanto attese bonifiche dei terreni e delle fabbriche, oltre che una riqualificazione dei siti industriali abbandonati», ci dice l’autore.

Di fatto, Mani di Sarta è l’esempio di quanto sia preziosa la cultura nelle questioni urgenti come il tema ambientale: «Io credo fermamente in quello che affermava un maestro del teatro del Novecento come Jacques Copeau: “Non nasce teatro laddove la vita è piena, dove si è soddisfatti. Il teatro nasce dove ci sono delle ferite, dove ci sono dei vuoti”. I miei spettacoli nascono tutti da un’urgenza forte, da una necessità. A livello teatrale, la questione ambientale è sempre più portata sul palcoscenico, sintomo di una voglia di raccontare l’emergenza sotto diversi punti di vista. Le attività culturali non possono affrontare individualmente il problema; andrebbero avviate sinergie con le istituzioni, con i cittadini, con la politica, con il mondo dell’educazione per consolidare pratiche artistiche che coinvolgano ogni fascia di cittadinanza. Attenzione, non eventi, ma pratiche appunto. Attività culturali quotidiane e a lungo termine che possano far prendere piena consapevolezza sia delle criticità, raccontate sotto la lente dell’emotività e dell’umanità, sia delle possibili soluzioni. Anche tramite questa pratica può nascere un nuovo pensiero sull’ambiente».

«Durante l’estate 2023 sarà in scena ad Anagni (FR), la mia città che è tra i 19 comuni che fanno parte del SIN, grazie alla collaborazione con Legambiente Anagni. Saremo poi nella stagione 2023/2024 del Piccolo Teatro degli instabili di Assisi(PG). Siamo, poi, in contatto con diverse realtà ciociare per poter portare Mani di Sarta a Colleferro, Ceprano, Frosinone e Veroli in questo 2023. Il 28 aprile, ad esempio, saremo a Castro dei Volsci, mentre le altre date sono in fase di definizione e consultabili non appena pronte sul mio sito», conclude Andrea Di Palma.

 

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