Il giurista Luigi Ferrajoli nell'immagine che lui stesso ha spedito al Paìs
Il giurista Luigi Ferrajoli nell'immagine che lui stesso ha spedito al Paìs

Verso una Costituzione della Terra. Luigi Ferrajoli sul Paìs

Dalle pagine del quotidiano spagnolo El País, l'ex magistrato e filosofo del diritto  propone un costituzionalismo planetario  per fronteggiare  le pandemie, i cambiamenti climatici e la minaccia nucleare
30 Marzo, 2020
2 minuti di lettura

Ci sono questioni che non possono essere affrontate con gli ordinamenti giuridici attuali. I cambiamenti climatici, il dramma dei migranti, la mancanza di medicine, le armi nucleari, e da qualche mese il coronavirus richiedono l’intervento di istituzioni globali. A spiegarlo è Luigi Ferrajoli, ex magistrati e filosofo del diritto in una intervista rilasciata al quotidiano spagnolo El País. Autore di importanti libri, come Costituzionalismo oltre lo stato (Trotta, 2018) e Il Manifesto per l’uguaglianza (Trotta, 2019), il filosofo italiano allievo di Norberto Bobbio, ha avanzato l’idea di una “Costituzione della Terra”. Uno strumento necessario per garantire i diritti umani e la pace. Un progetto di futuro che ha contribuito alla nascita della Scuola “Costituente Terra”, inaugurata lo scorso 21 febbraio a Roma, all’interno della Biblioteca Vallicelliana. Dalle pagine del giornale spagnolo, Ferrajoli ha spiegato che l’emergenza che stiamo affrontando potrebbe essere l’occasione per dare vita a un costituzionalismo mondiale. Occorre però svegliare la nostra ragione. Come?«Generando consapevolezza della nostra fragilità e della nostra interdipendenza globale».

In Europa, dall’inizio crisi, è mancata l’unità. Eppure, ha spiegato Ferrajoli, l’art 168 Trattato sul funzionamento dell’Unione europea stabilisce che bisogna garantire un elevato livello di salute umana, e che il Parlamento europeo e il Consiglio possono adottare misure per affrontare i casi di pandemia. L’art 222, inoltre, prevede un obbligo di solidarietà fra gli Stati membri in caso di catastrofi naturali. Se i 27 paesi dell’Unione non adottano misure omogenee e coerenti, non si potrà affrontare in modo adeguato il problema coronavirus. Bisogna pertanto evitare di imboccare la strada del sovranismo demagogico. «Il risultato è che sarà sufficiente che uno Stato membro adotti misure inadeguate in nome della sua “sovranità”, per generare il rischio di contagio negli altri», ha precisato l’ex magistrato.

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Una mancanza di unità, per di più, paleserebbe «l’inettitudine della Commissione europea», troppo attenta a garantire la stabilità di bilancio a discapito di altri diritti: quello alla vita e quello alla salute. La cui salvaguardia nelle situazioni di emergenze viene delegata, in molti casi, ai governi degli Stati membri. Che per tutelarci dalla diffusione del Covid-19, hanno deciso di applicare misure che riducono le nostre libertà di movimento e riunione.

E proprio in riferimento a queste nuove direttive, il filosofo ha voluto fare una precisazione: non siamo in presenza di uno stato d’eccezione. «In Europa abbiamo discipline eterogenee, compatibili con la democrazia se non vengono commessi abusi», ha aggiunto Luigi Ferrajoli.

La Costituzione italiana non prevede stati di eccezione. E in Spagna non si devono temere le decisioni del governo, perché gli stati di allarme non possono verificarsi senza passare per la via parlamentare.

In ogni caso per affrontare la pandemia occorre agire a livello globale, ha ribadito il filosofo. Trasformando l’attuale Organizzazione mondiale della sanità e favorendo la nascita di un demanio planetario, che tutelerebbe i beni comuni come l’acqua, aria, grandi ghiacciai e grandi foreste.

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Vieterebbe, poi,  le armi convenzionali e le armi nucleari. E contrasterebbe il monopolio della forza militare che attualmente è nelle mani delle Nazioni Unite. Si potrebbe pensare, a questo punto, che siamo di fronte a ipotesi intrise di utopia E invece no. Anzi, ha concluso Luigi Ferrajoli: « Sono le uniche risposte razionali e realistiche alle grandi sfide da cui dipende il futuro dell’umanità».

Mielizia

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Michele D'Amico
Michele D'Amico
Sono nato nel 1982 in Molise. Cresciuto con un forte interesse per l’ambiente.Seguo con attenzione i movimenti sociali e la comunicazione politica. Credo che l’indifferenza faccia male almeno quanto la CO2. Giornalista. Ho collaborato con La Nuova Ecologia e blog ambientalisti. Attualmente sono anche un insegnante precario di Filosofia e Scienze umane. Leggo libri di ogni genere e soprattutto tante statistiche. Quando ero piccolo mi innamoravo davvero di tutto e continuo a farlo.
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