Un'ape durante la bottinatura Giornata mondiale delle api
In Italia negli ultimi 5 anni sono scomparsi 200.000 alveari

La danza delle api

Il biologo austriaco Karl von Frisch negli anni Sessanta del secolo scorso fu tra i primi a studiare da vicino gli impollinatori, decodificando il comportamento e il linguaggio "danzante" di questi esseri intelligentissimi e fondamentali per il Pianeta Torna al dossier
20 Maggio, 2020
2 minuti di lettura

Siamo nel 2098 e le api sono estinte. Si tratta della realtà in cui vive Tao nel romanzo distopico La storia delle api di Maja Lunde (Marsilio, 2017). La protagonista è un’impollinatrice di piante, si occupa, cioè, dell’impollinazione manuale dei fiori. Per fortuna, però, nella nostra realtà, almeno per ora, questi insetti esistono e impollinano il 70% della produzione agricola mondiale.

 

La storia delle api
“La storia delle api” di Maja Lunde  è un romanzo nel quale, accanto al tema dell’equilibrio ambientale, sono i sentimenti che realmente muovono la nostra vita a determinare l’azione

 

Eppure un recente report della IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) afferma che quasi il 10% degli impollinatori selvatici europei è a rischio di estinzione. In Italia, in particolare, negli ultimi 5 anni sono scomparsi 200.000 alveari, secondo i dati CIA (Confederazione Italiana Agricoltori).

 

Danzatrici intelligentissime

Guardandoli più da vicino, capiamo che si tratta di insetti estremamente intelligenti. Un celebre studio di Karl Von Frisch del 1965 contiene un’indagine completa, e finora considerata valida, dell’intero sistema della “danza”.

 

Karl Von Frisch
Karl Ritter von Frisch è stato un biologo austriaco, insignito del Premio Nobel in Fisiologia e Medicina nel 1973, insieme a Nikolaas Tinbergen e Konrad Lorenz

 

Con questo termine si intende il sistema di comunicazione con cui le api si passano l’informazione sulla localizzazione dei fiori, anche molto distanti dal loro alveare. Le api domestiche sono insetti sociali: vivono, cioè, in gruppi con a capo una regina, unico individuo in grado di riprodursi, e un numero elevatissimo di operaie, sterili, strettamente imparentate, che si occupano principalmente della pulizia delle celle negli alveari, della cura delle larve e, nell’ultima parte della loro vita, del foraggiamento.

La comunicazione e il movimento

Le operaie più anziane che vanno in cerca di cibo sono dette bottinatrici. Quando un’operaia si spinge fuori dall’alveare in cerca di sostanza zuccherina, ritornerà sempre a comunicare la scoperta alle compagne. Se il fiore si trova nell’arco di pochi metri, l’ape bottinatrice inizierà a svolazzare in circolo tra le compagne.

Questo segnale significa: «Se cerchi qui intorno, trovi del cibo». Se la preziosa risorsa si trova a distanze più elevate, fino a qualche chilometro, l’ape, tornata all’alveare, compie allora la sua danza vera e propria. Si tratta di un movimento a “otto” in cui la parte centrale è costituita da un percorso a zig zag, compiuto “scodinzolando”.

 

Messaggi (de)codificati

La durata dello scodinzolio indica la distanza che separa il fiore dall’alveare. Non si tratta di distanza espressa in termini metrici, ma è intesa come il tempo necessario a raggiungere il fiore in relazione alla distanza e alla direzione del vento.

La cosa più sorprendente è però un’altra. Le bottinatrici indicano alle compagne la direzione in cui si trova il nettare rispetto all’alveare. Gli insetti hanno, infatti, la capacità di percepire la direzione dei raggi solari e quindi la posizione del sole, anche quando ci sono le nubi.

Considerato il sole come verticale rispetto al favo e il cibo a 45° rispetto all’asse, anche lo scodinzolio sarà compiuto con un’inclinazione di 45°. La danza scodinzolante quindi significa: «A questa data distanza, considerando l’intensità del vento, e in questa data direzione rispetto al sole, troverai del cibo». E per inventare un sistema così complesso, vorrà dire che il gioco vale la candela.

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