Parigi, il cibo sostenibile e la Gioconda

Due attiviste francesi hanno lanciato una zuppa sul vetro blindato che ricopre il quadro più famoso del mondo. Le richieste riguardano l’alimentazione che «deve essere a tutti i costi universale, democratica e sostenibile»
29 Gennaio, 2024
1 minuto di lettura

«Che cos’è più importante? L’arte o il diritto a un’alimentazione sana e sostenibile ? Il nostro sistema agricolo è malato, i nostri agricoltori muoiono sul lavoro, un francese su tre salta un pasto al giorno mentre la grande distribuzione e gli industriali si rimpinzano. Siamo Riposte Alimentaire e chiediamo la creazione di una previdenza sociale dell’alimentazione sostenibile». Queste le affermazioni di Sasha e Marie-Juliette, attiviste della campagna Riposte Alimentaire, che domenica hanno lanciato della zuppa sul vetro che ricopre il quadro della Gioconda, al Louvre di Parigi. La vetrata (blindata) imbrattata e le due donne che esprimevano le proprie rivendicazioni sono state rapidamente nascoste al pubblico dai pannelli mobili portati dal servizio di sicurezza, che ha anche evacuato la sala dai visitatori presenti.

 

 

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Le rivendicazioni

«Siamo l’ultima generazione in grado di impedire un crollo sociale» si legge sul sito della campagna Riposte Alimentaire «Malgrado l’urgenza assoluta, il governo tradisce ogni giorno i propri impegni climatici ed ecologici. È stato condannato dai propri tribunali per il mancato rispetto delle proprie leggi. Tramite la sua fedeltà all’agroindustria e alla grande distribuzione tradisce il nostro diritto fondamentale all’alimentazione, minaccia la nostra salute, la nostra sicurezza alimentare, la vita di contadine e contadini». Mentre un post sul profilo Instagram della campagna spiega: 80 anni dopo la realizzazione della previdenza sociale che assicura la nostra salute, (…) è possibile e necessario integrarvi un altro dei bisogni fondamentali: l’alimentazione. L’alimentazione deve essere a tutti i costi universale, democratica e sostenibile.

Monna Lisa

La copertura del quadro più famoso del mondo lo scorso maggio era stata bersagliata da una torta alla panna lanciata da un eco-attivista solitario che aveva gridato «Ci sono persone che cercano di distruggere la terra. Pensa alla Terra! Ecco perché l’ho fatto». Molto è stato scritto sul perché gli ecoattivisti scelgano questi obiettivi. Forse in quanto oggetto di cura e conservazione negate (dalla società. dai governi, da tutte e tutti noi) ad altri ambiti e situazioni, forse perché simboli di valore, la cui messa in discussione è in grado di infastidire trasversalmente ampie fette di cittadinanza.

 

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In Italia nelle ultime settimane gli ecoattivisti hanno sfoderato sempre nuove performance: fiumi tinti di verde, taniche di fango davanti al Senato e flash mob di appello agli artisti sanremesi per portare all’Ariston la questione climate change. Eppure la risposta diffusa è sempre quella di guardare il dito e non la luna, tanto da essere arrivati al paradosso di un progetto di ricerca, finanziato con 400mila euro nell’ambito del programma Erasmus+ 2023, che intende “prevenire la radicalizzazione nell’attivismo per il clima”. 

 

Mielizia

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Francesca Santoro
Francesca Santoro
Laurea in comunicazione, specializzazione in marketing e comunicazione nel Non Profit. Per 15 anni si è occupata di comunicazione e progettazione formativa in particolare nell’ambito del consumo critico e del commercio equo, trattando temi quali l'impatto delle filiere su persone, risorse, territori. Dal 2016 crea contenuti online per progetti, associazioni, professionisti.
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