I pini uccisi dalla cocciniglia ritratti dal fotografo e visual artist Renato Cerisola

Il silenzio intorno alla strage dei pini di Roma

In alcune zone della capitale, come nella tenuta di Castelporziano e lungo tutta la via Colombo verso Ostia, lo spettacolo di centinaia di alberi uccisi dalla cocciniglia tartaruga. Un racconto pittorico e fotografico
1 Agosto, 2023
2 minuti di lettura

La scena รจ orribile: centinaia e centinaia di alberi secolari morti stecchiti accanto all’ingresso della tenuta del Presidente della Repubblica di Castelporziano. Gli alberi sono della specie Pinus pinea, il meraviglioso pino da pinoli, patrimonio della cultura e del paesaggio di Roma e di molte altre cittร  mediterranee.ย Ma รจ devastante anche il silenzio intorno a un fatto cosรฌ tragico per la natura e per la vita di tutti noi, privati da quel gas che ci salva la vita e che questi alberi da vivi producono gratuitamente trasformando l’anidride carbonica, CO2 in O2: ossigeno.

 

Castelporziano agghiacciante, un’illustrazione di Fabrizio Carbone

 

Silenzio allora. Nessuno ne parla, e questo impatto, arrivando dall’Eur verso Ostia, sulla via Cristoforo Colombo, fa male al cuore. Senza dire che la stessa scena la si puรฒ “ammirare” sulla parte destra della Colombo dove รจ posizionato un Camping sepolto da una massa di pini morti.

Responsabile di questa devastazione รจ la cocciniglia tartaruga del pino, scientificamente Toumejella parvicornis, arrivata a noi dal Nordamerica (Usa, Canada e Messico, dove ha ucciso milioni di conifere) giร  a fine 2010.

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Ne avevamo parlato anni fa su Saperambiente, per i danni che questo insettino stava provocando nelle ville, nei giardini e nei viali di Roma dove ogni giorno ne veniva tagliato uno morto tra lo stupore e la rabbia dei cittadini, quelli che hanno a cuore la salute e insieme la bellezza della cittร .

 

i pini di Castelporziano ritratti dal fotografo Renato Cerisola

 

Ma torniamo a Castelporziano. La tenuta supera i 6mila ettari e racchiude gli ultimi lembi di quella Silva Laurentina che, con milioni di secolari querce da sughero, si estendeva in etร  romana fin quasi al promontorio del Circeo. Patrimonio faunistico di eccellenza con cervi, daini, caprioli, cinghiali (quelli autoctoni della maremma toscana) e una vasta presenza di uccelli migratori di tutto rilievo.

 

Un pino di Castelporziano colpito dalla cocciniglia, nell’immagine di Fabrizio Carbone

 

Ho parlato del disastro ambientale con un grande fotografo, Renato Cerisola, autore di tutte le fotografie di una prezioso volume che uscรฌ a Natale del 2002 dal titolo “Il colore di un’emozione, la Tenuta Presidenziale di Castelporziano, tre millenni di uno scrigno ambientale unico al mondo”. Appunto: uno scrigno ambientale. Ho visto il libro e ho deciso di scrivere al Presidente Mattarella. Una email di quelle che tutti i cittadini della Repubblica possono inviare al Capo dello Stato.

 

Foto di Renato Cerisola

 

Ho scritto spiegando lo sgomento per quello che avevo visto, mi ero permesso anche di specificare l’insetto autore della strage e avevo concluso con la paura che un incendio, visto il caldo e la siccitร , avrebbe potuto far diventare cenere la Tenuta.ย Alla email automaticamente รจ arrivata la risposta che la classificava. Certo avevo scritto come semplice cittadino preoccupato non come uno dei fondatori del WWF, non come giornalista direttore di Greenpeace News.

Poi รจ successo che Renato Cerisola mi ha fatto sapere che tutti o quasi i pini della Tenuta sono morti o stanno per.

Bastava andare in giro in macchina lungo il perimetro di Castelporziano, fino e oltre Pratica di Mare. Cosรฌ abbiamo fatto. Ed รจ stato come costeggiare un cimitero della Natura, abbandonato, sembrerebbe, a sรฉ stesso.

 

Illustrazione di Fabrizio Carbone

 

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