Paulinho Paiakan
Paulinho Paiakan era a capo della comunità nativa dei Kayapo', in Amazzonia

Onore a Paulinho

Il leader del popolo Kayapò, che ha combattuto contro lo sfruttamento indiscriminato dell'Amazzonia, è morto ieri dopo dieci giorni di ricovero a causa del coronavirus. Gli rende omaggio il giornalista e pittore Fabrizio Carbone, che l'aveva intervistato 31 anni fa
18 Giugno, 2020
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Un minuto o un’ora di silenzio, in mezzo al grande baccano del mondo di oggi, per onorare la figura di Paulinho Paiakan, leader indiscusso del popolo Kayapò che abita la valle dello Xingù, uno dei 1.100 affluenti del Rio delle Amazzoni.

 

Fabrizio Carbone mentre intervista Paulinho, nel 1989, per il programma Mixer
Fabrizio Carbone mentre intervista Paulinho, nel 1989, per il programma Mixer

Se l’è portato via la Covid-19. Non ci erano riusciti i garimpeiros, i cercatori d’oro fuori legge, né i queimadores e i madedeiros, i tagliatori illegali della foresta, né i fazendeiros, i latifondisti che tutto possono perché corrompono le autorità locali e usano i pistoleros per uccidere chi non sta dalla loro parte. E neppure tutta quella schiera di malfattori che sono in combutta  per distruggere la Mata Virgem, la grande foresta pluviale, uno dei polmoni del mondo.

Chi scrive aveva conosciuto Paulinho 31 anni fa ad Altamira, nello stato amazzonico del Parà, quando i Kayapò organizzarono un incontro con gli altri popoli della foresta per protestate contro il progetto di sbarrare il fiume con una serie impressionante di elettrodighe, che avrebbero allagato milioni di ettari di foresta, portato la fame e la malaria.

 

Chi scrive intervistò Paulinho per un servizio speciale di Mixer, il programma televisivo che allora dirigeva Giovanni Minoli.

Chi scrive l’Amazzonia la conosceva dal 1972, dal primo viaggio per incontrare gli Yanomani.

Chi scrive, nel 1993, pubblicò un saggio, adottato come testo universitario alla Sapienza di Roma che a leggerlo oggi sembra scritto poche ore fa.

Onore a Paulinho e disonore a tutti quelli che oggi, con il presidente del Brasile Bolsonaro, vogliono far scomparire questo paradiso naturale, eliminare gli indios e fare terra per allevamenti intensivi di bestiame, per coltivare sterminate piantagioni di soia e mais transgenici.

Purtroppo un alleato di questa genia è il Sars-CoV-2 che può sterminare popolazioni che non hanno anticorpi per il morbillo o la scarlattina, figuriamoci per quest’ultimo micidiale virus.

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