Un immagine dello spettacolo The Trials, in scena al Teatro dei Filodrammatici di Milano (Foto:Teatrofilodrammatici.eu)
Un immagine dello spettacolo The Trials, in scena al Teatro dei Filodrammatici di Milano (Foto: ©Laila Pozzo/Teatrofilodrammatici.eu)

The Trials, la giustizia climatica sale sul palco

In prima assoluta in Italia, uno spettacolo che ci porta in un futuro distopico ma plausibile. Al centro, lo scontro generazionale per i crimini commessi contro il Pianeta. Fino al 15 ottobre al Teatro Filodrammatici di Milano
11 Ottobre, 2023
2 minuti di lettura

Andato in scena nell’estate del 2022 al Donmar Warehouse di Londra, e prima assoluta per l’Italia, The Trials ci porta in un futuro molto prossimo, in cui è cominciata la resa dei conti per la ferita inferta dall’umanità all’ambiente. A inaugurare la stagione 2023/2024 del Teatro Filodrammatici di Milano, è stato, il 5 ottobre, lo spettacolo The Trials (I processi) della drammaturga inglese Dawn King, in cartellone fino al 15 ottobre 2023. Rappresentata in prima assoluta in Italia, dopo l’esordio avvenuto nell’estate del 2022 al Donmar Warehouse di Londra, la pièce, una produzione dell’Accademia dei Filodrammatici, per la regia di Veronica Cruciani, conduce lo spettatore in un futuro non molto lontano, dove ha inizio la resa dei conti per le conseguenze di comportamenti sconsiderati che l’umanità ha prodotto sull’ambiente.

 

Giuria versus Vecchio Mondo

A sei ragazze e sei ragazzi è assegnato il compito di giudicare tre rappresentanti del “vecchio mondo”, “dinosauri” (interpretati da Tommaso Amadio, Mariangela Granelli, Valeria Perdonò), colpevoli verso le future generazioni, cui hanno consegnato un pianeta in cui l’aria è quasi irrespirabile, in cui il consumo di carne e latticini è vietato, così come i voli aerei. 
Tutto è cambiato rispetto al passato. Irrimediabilmente. I giovani di questo pianeta malridotto non sanno, ad esempio, cosa sia la neve; solo qualche privilegiato ha potuto vederla da piccolo. Chi sono i colpevoli di questo stato di cose? Gli adulti/genitori naturalmente che vanno processati e condannati alla stregua di veri e propri criminali.

 

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Scontro generazionale

Processi sommari e sbrigativi che devono concludersi in 15 minuti e che si traducono nella condanna a morte degli imputati, perché le poche risorse disponibili (acqua e cibo) non vengano sprecate per sostenerli. Lo spettacolo mette in scena uno scontro generazionale che diventa lotta per la sopravvivenza. Perché avere pietà per coloro che hanno ridotto la Terra da luogo quasi paradisiaco a luogo infernale, con temperature elevatissime, siccità, paesaggi aridi e ostili all’umanità? Eppure all’interno della giuria i giudizi non sono né equanimi né uniformi. Dodici ragazzi inesperti, con le loro fragilità, si trovano a dover giudicare tre adulti, un uomo e due donne (una delle quali è la madre di una giurata). Persone che nella loro esistenza hanno anche cercato, per quanto possibile, di adottare comportamenti virtuosi: usando il treno per raggiungere località turistiche, la bicicletta quando possibile, ricorrendo spesso alla dieta vegetariana, ecc.

Un giudizio inappellabile

Ma la buona volontà non rappresenta un’attenuante. 
Tra i giovani, non mancano gli indecisi e chi si rende conto della pesantezza della responsabilità affidata. Così come non manca qualcuno che si pone seriamente dubbi sulla liceità di questi processi. In definitiva, le visioni politiche ed etiche di questi ragazzi giudicanti sono profondamente diverse. Eppure, alla fine, è il potere di persuasione dei più aggressivi e meno empatici a determinare l’esito finale: condanna a morte per i tre imputati. Giudizio inappellabile.

 

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Giustizia climatica o vendetta?

Uno spettacolo a tratti crudo, ma convincente, che invita il pubblico a porsi diversi interrogativi e riflessioni: cosa si può fare, concretamente, per arrestare la crisi climatica in una società capitalistica? Le azioni individuali sono sufficienti a invertire la rotta o occorre che siano i governi con interventi radicali a determinare il cambiamento? Quale la differenza tra giustizia e vendetta? È possibile definire una gerarchia della colpa?

Infine, ma non da ultimo, che speranze può avere un’umanità priva di compassione?

 

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